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La Scelta Cristiana
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 10:45    Oggetto: Rispondi citando

uomodelbosco ha scritto:
polvansen ha scritto:
Perché se è possibile riconoscere una necessità (o un diritto) allo scautismo per un ragazzo, non altrettanto per un adulto che _non è_ il soggetto a cui lo scautismo è rivolto.
Scusami, ma continui a dividere i ragazzi dai Capi in modo a mio avviso non corretto.

I ragazzi dai capi sono distinti dalla natura dello scautismo, in cui hanno ruoli estremamente differenti.

uomodelbosco ha scritto:
Il tuo modo di vedere è unidirezionale: la saggezza viene da un Capo (non perfetto, ma quasi), e va verso i ragazzi, lì in attesa dell'esempio da assimilare come fossero uccellini nel nido che aspettano il vermetto.
Il mio modo di vedere è bidirezionale: da un lato il Capo porta un esempio/testimonianza ai ragazzi, e i ragazzi, con il loro modo di reinterpretare le cose restituiscono al Capo un modo diverso di vedere/sentire che lo fa crescere sia come Uomo che come Capo.
E' necessariamente così, altrimenti i Capi non avrebbero una evoluzione all'interno dell'associazione ma si porrebbero sempre nello stesso identico modo con il succedersi dei ragazzi.
In poche parole, anche attraverso l'interazione con i ragazzi si ha la crescita continua del Capo.

Certo che è così.
Ma per i ragazzi la relazione capo --> ragazzo (e tutto quello che ne deriva) è IL MOTIVO per cui sono dentro il movimento, è il motore della loro educazione.
Per un adulto spero vivamente che il motivo per cui sta a fare servizio non sia il rapposto ragazzo --> capo, che è vero, esiste e dà moltissimo ai capi in termini di crescita, ma non deve essere certo il motivo per cui si fa servizio.
Quello che lo scautismo deve offrirti è diventare una persona capace di autoeducazione. Il rapporto con i tuoi ragazzi ha delle grandi implicazioni reciproche, ma per un adulto non può essere il motore, il motivo.
Il mestiere della coca non è quello di essere una comunità di vita che accoglie e beneficia chi vi entra (da cui potrebbe derivare un qualche dovere di accoglienza). Il mestiere di un reparto di esploratori non deve (assolutamente) essere quello di beneficiare col loro apporto capi in cerca di stimoli per la loro crescita personale.
Il mestiere del capo, invece, nei confronti dei ragazzi, è esattamente quello, e questo vincola i capi a cercare di essere massimamente accoglienti verso i ragazzi.
Una coca, quindi, non ha nessun "dovere di accoglienza" nei confronti di altri adulti... ce l'ha invece nei confronti dei ragazzi.
Qui vedo la grande differenza.

porcellinopacifico ha scritto:
polvansen ha scritto:

La scuola sarebbe discriminatoria se rifiutasse l'accesso a un alunno. Ma se un professore vuole insegnare tedesco mentre lì si fanno inglese e francese, non è discriminato se non viene assunto, anche se, lo riconosco tranquillamente, il suo apporto potrebbe arricchire la proposta didattica.

Non mi sembra calzantissimo il paragone perché il problema non è certo di far entrare un capo polinesiano che insegni agli scout italiani come si fanno le legature per fare le zattere polinesiane, cioè una tecnica che potrebbe essere utile e bella, ma di cui possiamo fare anche a meno, e, oltre tutto sappiamo che il capo in questione non è escluso per ragioni ideologiche/ideali, ma solo per questioni pratiche.
Del tutto differente è l'accoglienza o meno di una persona a causa della sua religione.

Infatti, il problema non è far entrare capi per allargare le potenziali capacità educative della coca. Tanto più se le loro specificità non fanno parte del bagaglio che la tua associazione si propone.
Una coca è un gruppo di educatori che si mettono insieme con uno scopo comune (l'educazione col metodo scout, in agesci nella fede cattolica), e costituiscono una comunità per supportarsi nel mestiere che hanno scelto. Il fatto di accogliere o meno nuovi capi è una scelta progettuale che deve tener conto delle due cose insieme: le necessità della coca e le capacità/caratteristiche della persona.
L'esclusione può benissimo esserci, perché (come dicevo) la natura stessa della coca fa sì che non ci sia un dovere di accoglienza nei confronti di altri adulti. E può essere per motivi sia pratici che ideologici, perché a ogni capo sono richieste sia adesioni pratiche che ideologiche. Oppur meramente perché non c'è bisogno... ma questo recentemente accade di rado.


L'ultima modifica di polvansen il Mercoledì 28 Marzo 2007, 11:06, modificato 1 volta
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 10:49    Oggetto: Rispondi citando

Aggiungo: il vostro discorso di accoglienza nei confronti di adulti scout, posso capirlo relativamente a un'associazione come il masci, che si propone come scopo proprio l'educazione permanente di adulti nello scautismo.
Ma non lo vedo attinente all'agesci.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 11:44    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Per un adulto spero vivamente che il motivo per cui sta a fare servizio non sia il rapposto ragazzo --> capo, che è vero, esiste e dà moltissimo ai capi in termini di crescita, ma non deve essere certo il motivo per cui si fa servizio.


Ovviamente non è il motivo motore, d'accordo, ma esiste e non si può dire che non c'è.
Citi il Masci.
Mi sento di dire che sono cose nettamente diverse e al limite complementari, dato che danno all'adulto imput di crescita diversi.-

Io resto dell'idea di risalire alle fonti: chiesero a B.P. qual'era il segreto per invecchiare bene. Lui rispose di star lontani dai circoli di vecchi che parlano solo di malattie e si deprimono, ma di lanciarsi nel meraviglioso gioco dello scoutismo, dato che un adulto può dare tanto e ricevere tanto dai giovani.-
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 13:57    Oggetto: Rispondi citando

uomodelbosco ha scritto:
Citazione:
Per un adulto spero vivamente che il motivo per cui sta a fare servizio non sia il rapposto ragazzo --> capo, che è vero, esiste e dà moltissimo ai capi in termini di crescita, ma non deve essere certo il motivo per cui si fa servizio.


Ovviamente non è il motivo motore, d'accordo, ma esiste e non si può dire che non c'è.

Come ho appena detto...
Ma è una cosa a cui fare molta attenzione. Dare importanza a ciò che ricevi è un modo sbagliato di considerare il servizio.
Per questo per me non ha nessuna rilevanza, nell'accoglienza di un capo, ciò che lui potrà _ricevere_ dai ragazzi. Non è per quello che esiste la coca. Non dev'essere per quello che quel capo vuole entrare.

Citazione:
Citi il Masci.
Mi sento di dire che sono cose nettamente diverse e al limite complementari, dato che danno all'adulto imput di crescita diversi.-

Io resto dell'idea di risalire alle fonti: chiesero a B.P. qual'era il segreto per invecchiare bene. Lui rispose di star lontani dai circoli di vecchi che parlano solo di malattie e si deprimono, ma di lanciarsi nel meraviglioso gioco dello scoutismo, dato che un adulto può dare tanto e ricevere tanto dai giovani.-

Mamma mia... spero che nessuno del masci legga questo tuo post! Very Happy

Cito il masci (che forse però tu non conosci bene, oppure ne conosci qualche deformazione purtroppo esistente) proprio perché è una cosa nettamente diversa: un'associazione dedicata e destinata agli adulti, dove ha importanza ciò che un adulto ne vuole ricevere, oltre a quello che le vuole dare.
Se sosteniamo che una coca dovrebbe accogliere tutti perché ha un presunto dovere di rispondere alle necessità dei postulanti, mi sembra logico suggerire un'associazione che ha quello scopo. L'agesci non ce l'ha.
L'agesci non ha lo scopo di far mantenere giovani i suoi capi: quella è una conseguenza, se vogliamo. Personalmente non mi sento di considerare una buona motivazione al servizio quella del capo che vuole... rimanere giovane. A dire il vero mi preoccuperebbe un po'... Rolling Eyes
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 14:15    Oggetto: Rispondi citando

Siamo sempre davanti ad un problema di fondo.
Polvansen, tu continui a riferirti ad un presunto diritto dell'adulto che io non ho nominato.
Vedo di essere più chiaro con un esempio molto stupido:

Se ho un cane e gli consento di giocare con mio figlio è chiaro che il mio intento è rivolto a mio figlio che da quel contatto guadagnerà, per esempio, il rispetto verso gli animali.
Ma è altrettanto chiaro che da quel contatto (se mio figlio lo tratterà bene) anche il cane avrà un beneficio, per esempio acquisterà fiducia negli esseri umani.
Ovvio che non lo faccio per fare un favore al cane, ma lo scambio avviene. Che a me piaccia o no ambedue cresceranno.

Quindi: io non parlo di diritti, ma del fatto che ANCHE un Capo può trarne una crescita. Non siamo tutti in crescita continua forse?

Citazione:
Personalmente non mi sento di considerare una buona motivazione al servizio quella del capo che vuole... rimanere giovane. A dire il vero mi preoccuperebbe un po'...

Beh...devo dirlo? Rolling Eyes
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 14:35    Oggetto: Rispondi citando

uomodelbosco ha scritto:
Siamo sempre davanti ad un problema di fondo.
Polvansen, tu continui a riferirti ad un presunto diritto dell'adulto che io non ho nominato.
Sì, è una mia formulazione.
Ho parlato io di un presunto diritto dell'adulto da quando hai proposto la questione accoglienza nei termini di "possibilità di fare scautismo" (perché non c'è dappertutto alternativa all'agesci o per una questione di fratellanza...). In questo senso mi sento di sostenere che queste spinte all'accoglienza valgono per i ragazzi, che hanno (in qualche modo) un diritto allo scautismo che gli adulti non hanno, non nei termini, almeno, proposti dall'agesci.

Citazione:

Vedo di essere più chiaro con un esempio molto stupido:

Se ho un cane e gli consento di giocare con mio figlio è chiaro che il mio intento è rivolto a mio figlio che da quel contatto guadagnerà, per esempio, il rispetto verso gli animali.
Ma è altrettanto chiaro che da quel contatto (se mio figlio lo tratterà bene) anche il cane avrà un beneficio, per esempio acquisterà fiducia negli esseri umani.
Ovvio che non lo faccio per fare un favore al cane, ma lo scambio avviene. Che a me piaccia o no ambedue cresceranno.

Ma certo, ti rifaccio notare che l'ho detto anch'io:
polvansen ha scritto:
il rapposto ragazzo --> capo, che è vero, esiste e dà moltissimo ai capi in termini di crescita

Ma aggiungo: se passa un altro cane, lo fai entrare a giocare con tuo figlio ? Probabilmente non ce ne sarà bisogno, ma non è questo il punto. Se anche ce ne fosse bisogno, se tuo figlio il cane non l'avesse e passa il famoso cane, magari l'adotteresti, ma solo se quel cane ti sembra possa rispondere alle necessità di tuo figlio. Non ha nessunissima importanza il fatto che il cane avrà un beneficio, proprio nessuna.
E questo l'aspetto che hai sollevato e che io dico che non ha nessun peso.
Se il cane va bene lo adotti. Se il cane non va bene lo discrimini.
Ed è giusto, perché tu hai già deciso come impostare l'apporto educativo che questo cane dovrà portare in casa tua.

Citazione:


Quindi: io non parlo di diritti, ma del fatto che ANCHE un Capo può trarne una crescita. Non siamo tutti in crescita continua forse?
Non è un buon motivo per pretendere di essere accolti in una coca (o accusarla di discriminazione in caso contrario, che è lo stesso).
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 15:00    Oggetto: Rispondi citando

Capisco che è irritante, ma mi sembra che si continui a eludere il punto centrale, che dovrebbe già essere acquisito, almeno in teoria perché la pratica è effettivamente un'altra cosa.
Parlo dell'accoglienza di RAGAZZE/I non cattoliche/i
porcellinopacifico ha scritto:
Nel Patto Associativo rilevo un'incongruenza.
Citazione:
... cogliamo come occasione di crescita reciproca l'accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane... e di altre religioni...

Il ragazzo, non cattolico, viene accettato... ma... rifiutando l'adulto, a motivo della sua fede non cattolica, rifiuti quella parte che egli rappresenta per il ragazzo, una parte per niente secondaria.
...cosa pensereste di un gruppo o di una associazione che accetta i ragazzi cattolici, ma poi non accetta i capi cattolici?
In pratica il ragazzo verrebbe accettato, a patto che assuma, volente o nolente, consciamente o inconsciamente, che una parte costitutiva della sua persona e della sua storia non è accettata, ma al più tollerata, eventualmente in attesa che lui crescendo riesca a liberarsi di quello scomodo fardello: cioè la sua fede cattolica.
... che accoglienza è mai questa?
È accoglienza cristiana? ....
Ma la domanda cruciale è la seconda:
È accoglienza scout?

Quindi, secondo me il problema dell'accoglienza dell'adulto, diversamente credente, deve essere primariamente vista come essenziale per l'accoglienza delle/i ragazze/i
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 15:26    Oggetto: Rispondi citando

Polvansen, continuiamo a girare intorno al problema e non ci arriviamo.
Ha ragione Porcellinopacifico, il topic è rivolto ai ragazzi, e l'aggiunta dei Capi è venuta in seguito.
Io continuo però ad essere della mia idea: accoglienza=arricchimento reciproco=crescita reciproca.

Sicuramente non sostengo (e infatti non nomino) nè "pretese" nè "diritti"...

Citazione:
Se il cane va bene lo adotti. Se il cane non va bene lo discrimini.

Seguire questo filo ci riporta ai modi di "scelta" del candidato Capo, e qui non è pertinente.
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 16:29    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Il ragazzo, non cattolico, viene accettato... ma... rifiutando l'adulto, a motivo della sua fede non cattolica, rifiuti quella parte che egli rappresenta per il ragazzo, una parte per niente secondaria.
...cosa pensereste di un gruppo o di una associazione che accetta i ragazzi cattolici, ma poi non accetta i capi cattolici?

Quindi, secondo me il problema dell'accoglienza dell'adulto, diversamente credente, deve essere primariamente vista come essenziale per l'accoglienza delle/i ragazze/i


L'accoglienza va coniugata con la "fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico". L'accoglienza è una necessità che ci si pone in "una realtà sempre più multiculturale" in cui l'agesci "spesso rappresenta per molti ragazzi l'unica occasione di ricevere un annuncio di fede". Per i ragazzi, appunto. Un adulto scout è una persona capace di trovarselo da solo, l'annuncio di fede, e motivato adeguatamente a farlo.
L'agesci sente la responsabilità di essere anche per questi _ragazzi_ una occasione unica, e per questo dicevo (in questo thread o nell'altro, non mi ricordo) che il punto cruciale in base a cui una coca deve decidere se può accogliere o meno un ragazzo di religione differente consiste nella capacità di supportarlo nella SUA crescita di fede.
Perché si parla di ragazzi: a loro l'associazione riconosce un diritto a ricevere una buona proposta educativa e di fede.
Personalmente, anziché vederci un controsenso, mi colpisce la delicatezza di questa assunzione di responsabilità: l'esigenza esiste ed è sentita. La risposta ci impegnamo a darla, ma prima valutiamo se siamo in grado di farlo rimanendo fedeli all'annuncio del messaggio evangelico. Che è il nostro specifico e non possiamo rinunciarci.
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 16:35    Oggetto: Rispondi citando

uomodelbosco ha scritto:
Seguire questo filo ci riporta ai modi di "scelta" del candidato Capo, e qui non è pertinente.

Perché? Non si parlava di capi che non vengono ammessi in quanto non cattolici? Di decidere se non sia più giusto evitare questo criterio? Oppure tenerlo presente come un plus (più religioni = più apertura per i ragazzi)? Non si tratta pur sempre di criteri di sceta dei candidati capi?
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Mercoledì 28 Marzo 2007, 19:40    Oggetto: Rispondi citando

polvansen ha scritto:
L'accoglienza va coniugata con la "fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico". L'accoglienza è una necessità che ci si pone in "una realtà sempre più multiculturale" in cui l'agesci "spesso rappresenta per molti ragazzi l'unica occasione di ricevere un annuncio di fede". ...L'agesci sente la responsabilità di essere anche per questi _ragazzi_ una occasione unica, e per questo ...il punto cruciale in base a cui una coca deve decidere se può accogliere o meno un ragazzo di religione differente consiste nella capacità di supportarlo nella SUA crescita di fede...ma prima valutiamo se siamo in grado di farlo rimanendo fedeli all'annuncio del messaggio evangelico. Che è il nostro specifico e non possiamo rinunciarci.

Questa volta, per fortuna, quoto te caro polvansen. Confermo tutto quello che leggo. E insisto che nessuna Coca può, onestamente, supportare un ragazzo nella SUA crescita di fede qualora non ci sia un capo che condivida questa fede.
E proprio questa l’incongruenza o contraddizione che rilevo.
Tu per far crescere nella fede cattolica ragazzi pretendi che non uno, ma tutti i capi della Coca siano cattolici e testimonino il messaggio evangelico.
Giusto.
Per i ragazzi non cattolici invece pretendi che i capi cattolici si assumano l’onere di farli crescere in una fede non cattolica.
È, come ho gia scritto, come se qualcuno pensasse di far crescere la fede cattolica in qualche ragazzo in un gruppo scout nella cui Coca siano banditi i capi cattolici.
Non ti sembra un controsenso?
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polvansen





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MessaggioInviato: Giovedì 29 Marzo 2007, 09:07    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
polvansen ha scritto:
L'accoglienza va coniugata con la "fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico". L'accoglienza è una necessità che ci si pone in "una realtà sempre più multiculturale" in cui l'agesci "spesso rappresenta per molti ragazzi l'unica occasione di ricevere un annuncio di fede". ...L'agesci sente la responsabilità di essere anche per questi _ragazzi_ una occasione unica, e per questo ...il punto cruciale in base a cui una coca deve decidere se può accogliere o meno un ragazzo di religione differente consiste nella capacità di supportarlo nella SUA crescita di fede...ma prima valutiamo se siamo in grado di farlo rimanendo fedeli all'annuncio del messaggio evangelico. Che è il nostro specifico e non possiamo rinunciarci.

Questa volta, per fortuna, quoto te caro polvansen. Confermo tutto quello che leggo. E insisto che nessuna Coca può, onestamente, supportare un ragazzo nella SUA crescita di fede qualora non ci sia un capo che condivida questa fede.
E proprio questa l’incongruenza o contraddizione che rilevo.
Tu per far crescere nella fede cattolica ragazzi pretendi che non uno, ma tutti i capi della Coca siano cattolici e testimonino il messaggio evangelico.
Giusto.
Per i ragazzi non cattolici invece pretendi che i capi cattolici si assumano l’onere di farli crescere in una fede non cattolica.
È, come ho gia scritto, come se qualcuno pensasse di far crescere la fede cattolica in qualche ragazzo in un gruppo scout nella cui Coca siano banditi i capi cattolici.
Non ti sembra un controsenso?

No, al limite un compromesso, un modo di fare il massimo sforzo per essere accoglienti senza rinunciare ai propri principi.
In un mondo ideale lo scautismo (che come dicevo altrove penso si manifesti in forme "naturalmente confessionali" perché profondamente spirituale per natura) potrebbe proporre a ciascun ragazzo un cammino coerente con la sua fede, presentandosi con tutte le proposte necessarie, compresa quella per chi non vede in una particolare confessione la propria via spirituale.
Ma nel mondo reale è giusto che chi c'è accolga. Non è però giusto chiedergli di snaturarsi nell'accogliere.
Un po' come se nel mio paese non esistesse l'istituto per geometri: mi potrei iscrivere all'itis (esistono ancora queste scuole? Rolling Eyes ) che mi darà una formazione tecnica, ma non posso pretendere che aprano la sezione per geometri. Al limite dovrò spostarmi io in un altro paese.

Quanto alla possibilità dei capi di supportarlo nella sua crescita di fede, sicuramente non è una cosa da poco. E infatti nell'accoglienza indiscriminata che fa tanto "buonista" io mi permetto sempre di piantare qualche grana, a costo di sembrare un discriminatore. Ma se la coca non ha una reale possibilità di accompagnare seriamente il ragazzo in questione è giusto che non lo accolga.
Dall'altra parte però, se la cosa fosse possibile (e non sono drastico come te in questo) vedo tutto lo spazio per l'accoglienza. Con la massima chiarezza sul fatto che quel ragazzo verrà a contatto con il messaggio evangelico, che è il cuore della proposta scout della mia associazione.
Di sicuro un appoggio esterno per il supporto al suo cammino di fede non è la stessa cosa che avere dei capi della sua religione. Ma anche l'agesci non è la stessa cosa che un'associazione della sua religione, e questo è un fatto a cui per ora l'agesci non ha intenzione di rinunciare.
Quindi ritengo apprezzabile lo sforzo di accoglienza, per "offrire scautismo" anche a chi non potrebbe altrimenti "riceverne". Ma trovo altrettanto rispettabile la scelta di non rinunciare comunque alla propria scelta di fedeltà al messaggio evangelico.
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Giovedì 29 Marzo 2007, 12:04    Oggetto: Rispondi citando

Purtroppo ho il vizio di leggere e sul patto leggo
Citazione:
accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane, nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell'arricchimento del confronto interreligioso. E' un dono che interroga l'Associazione su come coniugare accoglienza e fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico,

Leggo che questo dono interroga l'Associazione, su come coniugare accoglienza e fedeltà all'annuncio del vangelo.
Leggo che si pone una domanda, ma non leggo la risposta: non penso che sia una dimenticanza, credo piuttosto che sia la volontà di lasciare aperte diverse possibilità.
La tua è una risposta chiusa.
Oltretutto, e questo lo ammetti tu stesso, il come coniugare è effettivamente un problema, tant’è che a volte tu sconsigli accoglienze “buoniste”: meglio non accettare un ragazzo che prenderlo e poi non essere in grado di seguirlo adeguatamente. Sinceramente questa tua considerazione depone a favore della tua onestà, intelligenza e serietà.
Io questa tua affermazione la porto alle sue estreme conseguenze e sostengo che, se si vuole effettivamente evitare ipocrisie buoniste, si dovrebbe o evitare di accettare, anche tra i ragazzi, iscritti non cattolici, o, opzione che io caldeggio, accettare anche capi non cattolici.
Comunque non mi stanco tanto facilmente. E neppure mi faccio troppe illusioni. Cercherò altre strade anche fuori dall’Agesci, per provare a costituire dei gruppi scout che coniughino pluriconfessionalità, come il GEI, con una possibilità che le varie realtà religiose presenti possano testimoniare le une alle altre la propria fede.
Lo scoutismo penso sia un’occasione educativa molto ricca. Il nostro mondo sta andando verso divisioni, anche su questioni di religione, che non possiamo aspettare che diventino pericolose. È bene agire, costruire ponti finché è possibile o almeno più facile.
Non dico che tu devi accogliere nella tua chiesa un non cattolico e fargli fare il catechista…
Ma il gruppo scout non è la parrocchia. Il capo non è un catechista.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Giovedì 29 Marzo 2007, 12:14    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Ma il gruppo scout non è la parrocchia. Il capo non è un catechista.

Assolutamente d'accordo.

polvansen ha scritto:
Ma nel mondo reale è giusto che chi c'è accolga. Non è però giusto chiedergli di snaturarsi nell'accogliere.


Dunque tu vuoi accogliere, ma solo fino ad un certo punto. Fino a quando l'accolto non tenda ad "intaccare" la "purezza del messaggio evangelico?"
Brrrr....
Quando un fiume arriva al mare con la sua acqua dolce, entra in lui, si fondono, e nè il fiume sarà più costituito solo da acqua dolce, nè il mare sarà più costituito solo da acqua salata. Wink
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polvansen





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MessaggioInviato: Giovedì 29 Marzo 2007, 14:42    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Purtroppo ho il vizio di leggere e sul patto leggo
Citazione:
accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane, nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell'arricchimento del confronto interreligioso. E' un dono che interroga l'Associazione su come coniugare accoglienza e fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico,

Leggo che questo dono interroga l'Associazione, su come coniugare accoglienza e fedeltà all'annuncio del vangelo.
Leggo che si pone una domanda, ma non leggo la risposta: non penso che sia una dimenticanza, credo piuttosto che sia la volontà di lasciare aperte diverse possibilità.
La tua è una risposta chiusa.
La mia è una risposta che cerca di _coniugare_ senza dover rinunciare a nessuno dei due assunti di base.
E salvo problemi strutturali della coca, funziona.
Riconosco che, in caso di limiti nelle capacità/possibilità della coca, effettivamente con il mio ragionamento ne risente l'accoglienza.

Ma tantopiù non posso accettare la tua soluzione, che introducendo la figura del capo di altra religione rinuncia in partenza al secondo assunto, la fedeltà al Vangelo, a prescindere dalle capacità della coca.

Citazione:
Comunque non mi stanco tanto facilmente. E neppure mi faccio troppe illusioni. Cercherò altre strade anche fuori dall’Agesci, per provare a costituire dei gruppi scout che coniughino pluriconfessionalità, come il GEI, con una possibilità che le varie realtà religiose presenti possano testimoniare le une alle altre la propria fede.
Temo sia un'utopia. Nota bene: lo dico nel senso pieno della positività di ogni utopia, ma anche della sua impossibilità.
Il gei funziona come dici tu, accoglie indiscriminatamente e non si pone limitazioni. Ma può reggere solo perché di fatto esclude ogni occasione religiosa per relegarla nel privato, e la sostituisce con una non meglio definita spiritualità, attingendo al buon panteismo insito nello scautismo e a un certo numero di buone filosofie, buoni propositi, buoni scritti...
Però alla tua identità di fede, almeno nello scautismo, di fatto ci rinunci.

Citazione:
Lo scoutismo penso sia un’occasione educativa molto ricca. Il nostro mondo sta andando verso divisioni, anche su questioni di religione, che non possiamo aspettare che diventino pericolose. È bene agire, costruire ponti finché è possibile o almeno più facile.

Mi sta bene, ma è un discorso parecchio complesso, che parte dal fatto che l'integrazione vera si ha quando le due parti non devono rinunciare alla loro identità. Ma so che la tua posizione non è certo favorevole all'annullamento della propria identità, anzi, quindi non andrei avanti. Spero che tu non abbia colto nella mia posizione un rifiuto del dialogo interreligioso.

Citazione:
Non dico che tu devi accogliere nella tua chiesa un non cattolico e fargli fare il catechista…
Ma il gruppo scout non è la parrocchia. Il capo non è un catechista.
Il gruppo non è la parrocchia, è vero, ma in agesci il capo ha un mandato di catechista. Vedi in proposito il PUC (Progetto Unitario di Catechesi), capitolo quinto.
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