B.-P., Il Libro dei Capi, Capitolo I: Il Capo ha scritto: |
Non immaginatevi che la vostra vita debba essere un letto di rose: se così fosse non trovereste alcun gusto. Nell'occuparvi dei vostri Scouts aspettatevi dunque delusioni ed insuccessi. Abbiate pazienza: sono molto più numerosi coloro che devono la rovina della loro opera o della loro carriera alla mancanza di pazienza che al bere o ad altri vizi. Dovete sopportare pazientemente, almeno in qualche misura, critiche irritanti e pastoie burocratiche; ma la vostra ricompensa verrà. La soddisfazione derivante dall'essersi sforzati di fare il proprio dovere con abnegazione e dall'aver aiutato i ragazzi a sviluppare la propria personalità, così da metterli in una situazione diversa per tutta la vita, è in se stessa una ricompensa tale che è difficile mettere per iscritto. Il fatto di aver lavorato per impedire il ripresentarsi di quei mali che, se lasciati sviluppare rovinerebbero presto i nostri giovani, dà ad un uomo, per umile che possa essere la sua condizione sociale, la concreta consolazione di aver fatto in ogni caso qualcosa per il proprio paese. Questo è lo spirito in cui i Capo e i responsabili a tutti i livelli, istruttori di specialità e segretari, lavorano nel Movimento scout. |
B.-P., The Scouter, Gennaio 1931 ha scritto: |
Sì, lo scautismo è un gioco. Ma talvolta mi chiedo se, con tutti i nostri manuali, regole, dibattiti sulla rivista dei Capi, conferenze, corsi di formazione per Commissari e altri Capi ecc., non diamo l'impressione di considerarlo un gioco troppo serio. E' vero che tutto ciò è necessario e utili per chi abbia capito il nocciolo dello scautismo, e per portare a risultati positivi. Ma tutto ciò può crescere in misura assai notevole senza che ce ne accorgiamo [...] Quando si prende a considerare tutto ciò come qualcosa di troppo serio si rischia di perderne tutto lo spirito e la gioia; i vostri ragazzi assorbono da voi questa atmosfera deprimente, e lo scautismo, perduto il suo spirito, non è più un gioco per essi. |