Capi divorziati
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Scout C@fé: Il Forum degli Scout -> Comunità Capi

#1: Capi divorziati Autore: aurelianoResidenza: Fra Bolzano e Trento... MessaggioInviato: Martedì 07 Novembre 2006, 20:35
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Già che avevo posto la domanda sul topic "Agesci ed omosessualità" (ma non volevo andare OT), secondo voi un capo Agesci divorziato può fare servizio in Agesci/può essere accettato in una Co.Ca.?

#2:  Autore: rinoceronte caparbio MessaggioInviato: Martedì 07 Novembre 2006, 20:36
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Mi pare che esempi di questi ci siano già...

#3:  Autore: aurelianoResidenza: Fra Bolzano e Trento... MessaggioInviato: Martedì 07 Novembre 2006, 20:45
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Sì, ma non ne conosco direttamente.
Se qualcuno è in questa situazione magari può illuminarmi...

#4: Re: Capi divorziati Autore: frageorges MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 09:01
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aureliano ha scritto:
Già che avevo posto la domanda sul topic "Agesci ed omosessualità" (ma non volevo andare OT), secondo voi un capo Agesci divorziato può fare servizio in Agesci/può essere accettato in una Co.Ca.?


Così per dare una risposta iniziale vi cito il "Direttorio di pastorale familiare" della CEI, che comunque rispecchia la posizione di tutta la Chiesa:
Citazione:
La partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa rimane comunque condizionata dalla loro non piena appartenenza ad essa. E' evidente, quindi, che essi << non possono svolgere nella comunità ecclesiale quei servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana, come sono i servizi liturgici e in particolare quello di lettori, il ministero di catechista, l'ufficio di padrino per i sacramenti >>.


Scusate che non trovo il link... magari lo travate voi!

La condizione dei divorziati o separati ma non risposati, poi, è tutta diversa. (!)

#5:  Autore: ermellinospensierato MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 11:40
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Non vedo perchè una persona divorziata non possa fare servizio negli scout o non essere accettato in CoCa. Mi sembra una cosa assurda dover lasciare una persona fuori dal gruppo per questo stupido motivo... E mi sembra scandaloso che in un'associazione aperta, rivolta verso la frattellanza, che non crede nella diversità dei popoli, che afferma che siamo tutti uguali, che non fa differeneze per il colore della pelle o per la cultura, ci siano delle persone che possano anche solamente, minimamente pensare che una persona divorziata non possa fare servizio negli scout!
Inoltre ormai il divorzio è una cosa accettata, non dalla chiesa ovviamente, ma non si fa più differenza tra una persona divorziata o meno. Io ho i genitori dovorziati, anche i miei nonni lo sono, e non per questo penso che siano delle persone che hanno meno diritti di altri.
Preferisco avere un capo scout divorziato, ma magari in gamba, invece che cento sposati ma così così.

#6:  Autore: lontraindaffarataResidenza: To MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 13:23
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ermellinospensierato ha scritto:
Non vedo perchè una persona divorziata non possa fare servizio negli scout o non essere accettato in CoCa.

Inoltre ormai il divorzio è una cosa accettata, non dalla chiesa ovviamente, ma non si fa più differenza tra una persona divorziata o meno.

beh, il motivo c'è, perchè i capi fanno una precisa scelta Cristiana, e quindi si impegnano a seguire e vivere il messaggio di Cristo e testimoniarlo, come c'è scritto sul patto associativo.
Patto Associativo ha scritto:
LA SCELTA CRISTIANA
I Capi accolgono il messaggio di salvezza di Cristo e, in forza della loro vocazione battesimale, scelgono di farlo proprio nell'annuncio e nella testimonianza, secondo la fede che è loro donata da Dio.
Gesù Cristo è, infatti, la parola incarnata di Dio e perciò stesso l'unica verità capace di salvare l'uomo.
Questa salvezza, che si manifesta nella resurrezione di Cristo, ci dà la speranzacertezza che ogni partecipazione alla sofferenza e alla morte di Gesù, nei suoi e nostri fratelli, è garanzia di quella vita che Egli ci è venuto a portare con pienezza.
Siamo così uniti dall'amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza e ci sentiamo responsabili, da laici e con il nostro carisma e mandato di educatori, di partecipare alla crescita di questo corpo che è la Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia.
Operiamo in comunione con coloro che Dio ha posto come pastori e in spirito di collaborazione con chi si impegna nell'evangelizzazione e nella formazione cristiana delle giovani generazioni, anche partecipando alla programmazione pastorale.
Per vivere questa esperienza di fede, che deve sempre crescere e rinnovarsi nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera e nella vita sacramentale, apparteniamo a comunità che trovano il loro momento privilegiato nella celebrazione dell'Eucaristia e che si sforzano di informare la loro vita a uno spirito di servizio, come espressione concreta della carità.

Il punto sta tutto qui: si può essere testimoni veri del messaggio cristiano se non si vive ciò che la Chiesa propone (e non impone, mi raccomando, è diverso)?
la domanda parte da qui.

Riguardo a questo invece:
ermellinospensierato ha scritto:
Mi sembra una cosa assurda dover lasciare una persona fuori dal gruppo per questo stupido motivo... E mi sembra scandaloso che in un'associazione aperta, rivolta verso la frattellanza, che non crede nella diversità dei popoli, che afferma che siamo tutti uguali, che non fa differeneze per il colore della pelle o per la cultura, ci siano delle persone che possano anche solamente, minimamente pensare che una persona divorziata non possa fare servizio negli scout!
Io ho i genitori divorziati, anche i miei nonni lo sono, e non per questo penso che siano delle persone che hanno meno diritti di altri.
Preferisco avere un capo scout divorziato, ma magari in gamba, invece che cento sposati ma così così.

non sono assolutamente d'accordo.
Non è questione di fratellanza o meno, non abbiamo detto che i divorziati devono essere isolati, semplicemente ci si chiede se ha senso proporli come testimoni di fede e di vita cristiana.
Fare il capo NON è un diritto, cavolo! e neanche questione di essere in gamba.
fare servizio non si riduce al fare il Capo Scout nell'Agesci. Esistono 10000 altre possibilità.
Ma sei fai il Capo Scout dell'Agesci condividi la proposta dell'Associazione. Se no non ha senso neanche discuterne.

#7:  Autore: polvansen MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 13:33
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lontraindaffarata ha scritto:
Ma sei fai il Capo Scout dell'Agesci condividi la proposta dell'Associazione. Se no non ha senso neanche discuterne.

Quoto e aggiungo una precisazione: come ha accennato Frageorges, è necessario distinguere le persone e le situazioni, il divorziato risposato e quello che non si è risposato, quello che ha lasciato e quello che è stato lasciato... Alle solite, la coca ha una notevole libertà e responsabilità nel prendere in considerazione la richiesta di un capo in una "situazione eticamente problematica" di fare servizio educativo, quindi dovrà tener presente la storia unica e peculiare di _quella_ persona.
Paolo

#8:  Autore: rinoceronte caparbio MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 14:05
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ermellinospensierato ha scritto:
Inoltre ormai il divorzio è una cosa accettata, non dalla chiesa ovviamente


Solo una postilla, oltre a quotare Lontra e Polvansen: la C di agesci...e il quote qui sopra...le due cose vanno a breccetto...

#9:  Autore: ermellinospensierato MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 16:19
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Vorrei solo farvi notare una cosa:
innanzitutto ovviamente, come avete detto, la situazione cambia da persona a persona...
Immaginatevi di vivere in una realtà piccola come la valle d'aosta, se un capo divorzia, ma vuole lo stesso rimanere capo scout, ma i soli gruppi presenti fanno parte dell'Agesci, quindi sono cattolici, e il gruppo CNGEI più vicino si trova in Piemonte, quindi sarebbe impossibile poter condurre un'attività scout in maniera lineare e costante. Cosa dovrebbe fare questa persona? Lasciare gli scout? Lasciare tutto e trasferirsi lontano da parenti e amici? Riflettiamoci bene, non è sempre tutto così scontanto.
Inoltre è capitati in anni passati di prendere lupetti di altra cultura e religione, e a questi bambini cosa si dovrebbe dire? "no ragazzi, mi dispiace, non siete cattolici e non potete avere un futuro come scout nella nostra regione". Sono d'accordo sul fatto che facendo parte dell'Agesci bisogna seguirne lo statuto, ecc... ma bisogna anche essere abbastanza flessibili, soprattutto nelle piccole realtà...

#10:  Autore: polvansen MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 17:04
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ermellinospensierato ha scritto:
Cosa dovrebbe fare questa persona?
Probabilmente non sposarsi una seconda volta... Ma capisco che non può essere lo scautismo a chiedergli una scelta di vita di questa portata... al limite la _sua_ fede. E certo, allo stesso modo, lui non potrà chiedere allo scautismo di rinunciare alla sua identità...

Citazione:
Inoltre è capitati in anni passati di prendere lupetti di altra cultura e religione,
Parlando dei ragazzi la questione è completamente differente. Ormai dovrebbe essere comune, a certe condizioni, accogliere in unità ragazzi di altre religioni. Non esistono problemi, fino alla partenza.
Paolo

#11:  Autore: frageorges MessaggioInviato: Mercoledì 08 Novembre 2006, 19:45
    —
ermellinospensierato ha scritto:
Immaginatevi di vivere in una realtà piccola come la valle d'aosta, se un capo divorzia...


... ha altri problemi. Rolling Eyes

#12:  Autore: ermellinospensierato MessaggioInviato: Giovedì 09 Novembre 2006, 12:17
    —
Sono contenta che in qualche maniera ci siamo capiti... anche perchè da noi questo è abbastanza un problema, è difficile trovare dei capi, e tra i ragazzi del clan, sarà per via del nostro parroco, o per qualsiasi altro motivo, la "C" dell'Agesci non è così forte. è presente in molti una forte spiritualità, ma una debole religiosità cattolica...

#13:  Autore: arietesuberanteResidenza: siracusa MessaggioInviato: Venerdì 10 Novembre 2006, 13:30
    —
e se il divorzio è obbligatorio perchè il marito picchia la moglie e i bambini e proprio la moglie è un capo agesci?

seguire la sua vocazione cristiana restando accanto all'uomo a cui ha giurato eterna fedelta, continuando ad assecondare i suoi eccessi d'ira e restando l'OGGETTO del suo sfogo, oppure comportarsi secondo logica, allontanando quell'uomo e togliendogli i bambini??

bah...io preferirei mandare a quel paese l'agesci, il patto associativo e la coca, se la coca non mi accetta perchè ho divorziato!

#14:  Autore: rinoceronte caparbio MessaggioInviato: Venerdì 10 Novembre 2006, 13:46
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arietesuberante ha scritto:
e se il divorzio è obbligatorio perchè il marito picchia la moglie e i bambini e proprio la moglie è un capo agesci?

seguire la sua vocazione cristiana restando accanto all'uomo a cui ha giurato eterna fedelta, continuando ad assecondare i suoi eccessi d'ira e restando l'OGGETTO del suo sfogo, oppure comportarsi secondo logica, allontanando quell'uomo e togliendogli i bambini??

bah...io preferirei mandare a quel paese l'agesci, il patto associativo e la coca, se la coca non mi accetta perchè ho divorziato!


E' un caso limite, e credo anche rientri nei casi di annullamento del matrimonio previsti dal Diritto Canonico.
Più tardi dovrei trovare la fonte...

e concordo con Frà Georges

frageorges ha scritto:
ermellinospensierato ha scritto:
Immaginatevi di vivere in una realtà piccola come la valle d'aosta, se un capo divorzia...


... ha altri problemi. Rolling Eyes


prima di fare il capo...

#15:  Autore: polvansen MessaggioInviato: Venerdì 10 Novembre 2006, 14:05
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arietesuberante ha scritto:
e se il divorzio è obbligatorio perchè il marito picchia la moglie e i bambini e proprio la moglie è un capo agesci?

seguire la sua vocazione cristiana restando accanto all'uomo...

Ti assicuro che in una situazione del genere (in cui non è un divorzio ad essere _obbligatorio_, bensì una separazione), nessun sacerdote consiglierebbe alla donna di rimanere a farsi malmenare.
Citazione:
1649 Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa praticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica
Paolo



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