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Capi divorziati
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 16:26    Oggetto: Rispondi citando

Ti ringrazio davvero per la segnalazione, andrò a farci un salto, grazie...

Per il "basta volerlo", ti sia sufficiente sapere che, tra coloro che non hanno saputo darmi risposte, c'era l'A.E., non un sacerdote qualunque trovato in una chiesa non frequentata, eppure...

Aggiungo un aneddoto, che contribuisce a non chiarire nessuna posizione: anni dopo il divorzio una coppia di amici (Scout) vollero che facessi da padrino al battesimo del loro figlio. Sono andato dal parroco, spiegando la mia situazione. Mi rispose "e allora? certo che puoi fare il padrino"
Non mi risultava questo....

Fraternamente
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polvansen





Registrato: 01/06/06 17:10
Messaggi: 680

MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 16:36    Oggetto: Rispondi citando

UOMODELBOSCO ha scritto:
Volevo, con le mie parole, sostenere il fatto che un Capo in quanto tale non è un esempio di perfezione al quale tutti tendere, ma un testimone (questo si) di un cammino fatto nella vita, con tutte le difficoltà incontrate e con le esperienze accumulate. Questo, secondo me un Capo mette sul tappeto davanti ai ragazzi e in un caso come il mio è maggiormente di esempio (perchè no?) sull'argomento matrimonio e le conseguenze delle scelte relative. Non vedo perchè un Capo non debba essere umile testimone anche dei propri difetti e problemi.
Perfetto. Ma non farei rientrare tra i "difetti" o tra i "problemi" il mettersi contro uno dei fondamenti dello scautismo che vuoi proporre. Mi spiego: se un capo mi dicesse che vuole assolutamente fare servizio nel mio gruppo, ma ha il difetto di essere anarchico, di non tollerare l'organizzazione politica democratica perché gli impedisce qualche sua libertà, io con tutta la tolleranza possibile, con tutto l'affetto, l'amicizia per la persona, non posso accettare che faccia il capo sotto QUELLA scelta politica che dovrebbe accettare con il patto associativo.
Mica è un criminale, mica mette le bombe, di capi peggio di lui ce ne sono sicuramente, ma ha una manifesta, consapevole e ponderata posizione contro l'essenza stessa di quello che va a fare.

Citazione:
E qui passo alla "questione Lourdes". Forse dimentichiamo che non esistono ambiti esclusivamente educativi e altri meno. Tutte le nostre azioni sono educative per qualcuno che ne trarrà un esempio, in quel caso di come una persona possa, nella difficoltà di una unione non sancita, portare comunque avanti un discorso di Spiritualità.
L'educazione non è appannaggio esclusivo dei Capi.

Beh, che tutto possa fare educazione, anche l'imbecille che attraversa col rosso mentre io sto spiegando a mio figlio che si aspetta il verde, è certo.
Ma sostenere che non esistono ambiti esclusivamente educativi e altri meno, permettimi, mi sembra una baggianata. Allora che fai a fare il capo?
Forse non ho capito cosa vuoi dire, ma di ambiti che servono l'educazione in modo esclusivo o quasi, ma comunque ben più di una passeggiata in centro, ce ne sono eccome.

Citazione:
Il matrimonio "per sempre" è stato ben chiaro per me, te lo assicuro, ma la domanda è: se chi ha scelto insieme a me lo ha poi rinnegato, io devo per forza scegliere tra vivere da solo e vivere da solo? Perchè? Mi si indichino le colpe, per favore,
Allora forse non ti era così ben chiaro... se era condizionato alle decisioni successive di lei.
Quel matrimonio, evidentemente, lo hai rinnegato anche tu, no? Mi dirai che hai dei motivi più importanti di quelli di lei, ma alla fine hai fatto la stessa cosa: hai rinnegato il tuo matrimonio. Questo non è ammissibile, e lo sapevi da subito. Lo so che è dura, ma è così che il matrimonio eterno viene concepito.

Citazione:
Il punto è anche un altro: nella mia situazione Dio mi fa incontrare la mia attuale compagna: cosa dovrei fare? Dire di no? In base a cosa? Ad una supposta "vendetta" di un Dio che mi dice "te l'avevo detto..."
Mmmm... non so. Mi dispiace perché questa discussione mi porta a dover dare dei miei giudizi sulla tua situazione, che non conosco, ed è l'ultima cosa che voglio fare, giudicarti. Ma da dove ti viene di punto in bianco questa certezza dell'intervento divino? E prima dov'era Dio? Si è forse sbagliato, la prima volta? Te l'aveva davvero detto? Boh...
Citazione:
o piuttosto dire di si in base ad un Padre che mi ha dato una nuova opportunità ricca di crescita Spirituale? Quale sarebbe stata la mia colpa? Non essere riuscito a scandagliare nei minimi dettagli l'anima della mia ex moglie prima di sposarci? Bene, se questa è la mia colpa tiratemi pure delle pietre, ma non me ne andrò, e resterò ad ascoltare il Padre che mi ha dato una nuova possibilità.
Ma tu fai benissimo a scandagliare la nuova possibilità e a testimoniare la tua fatica. Anche questa è una tua scelta, come quella di lasciar perdere il tuo matrimonio. Hai una vita da vivere e solo tu ne risponderai, e come ti dicevo, personalmente penso che non sarannò le singole scelte della tua vita a pesare, ma ben altro. Quello che mi chiedo è perché pretendere che il resto del mondo si adegui per comprendere il sentiero che tu hai imboccato. Per percorrerlo serenamente e sentirti tranquillo non mi pare tu senta il bisogno dell'avallo della Chiesa, che pianta i suoi paletti perché ne ha buoni motivi, perché non tutti i divorziati sono "senza macchia" come te, ma tutti comunque la racconterebbero così... E perché in fatto di scelte profondissime sulla propria vita, come sono queste, è _necessario_ avere un punto di riferimento chiaro, e poi ciascuno deve seguire e valutare la sua propria strada..
Citazione:
La tua domanda: no, non ho ancora parlato con la Coca, ma non credo vi possano essere difficoltà, dato che c'è già un Capo nella mia stessa situazione.
Vedi che ho ragione?
Paolo
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polvansen





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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 16:42    Oggetto: Rispondi citando

tuitt ha scritto:
polvansen ha scritto:
tuitt ha scritto:
Ma se la chiesa parla di tolleranza, perchè poi rifiuta le persone
Stop! Dove sarebbe scritto o chi avrebbe detto che rifiuta le persone?

Mi sembra più che evidente che la chiesa non tolleri i divorziati, gli omosessuali, eccetera... anche se, che io sappia, non è scritto da nessuna parte.
Per me non è così evidente. Mi chiarisci qualche motivo per il quale fai affermazioni tanto drastiche?
E soprattutto perché, mentre è chiarissimo che la Chiesa non tollera il divorzio, tu parli di non tolleranza per le persone divorziate? Scusami ma mi sembra un modo un po' subdolo di presentare la questione.
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actaris



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MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 17:52    Oggetto: Rispondi citando

mhm,
che dire, le situazioni sono complesse, davvero sarebbe il caso di limitarsi il più possibile a dati oggettivi.
Nell'agesci è la CoCa a decidere in merito.
Il dibattito, pertanto, per quanto interessante, porta a una conclusione già scritta in precedenza: un gruppo può accettare un capo e quello del quartiere vicino no.
Ovviamente non dovrebbe essere così data la delicatezza del ruolo, ma in pratica è giocoforza che sia la singola CoCa a dare mandato ai capi.
Questo nel bene e nel male....
Sulla 'questione morale' mi esprimerò nel post apposito
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uomodelbosco





Registrato: 06/03/07 18:14
Messaggi: 1260

MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 18:28    Oggetto: Rispondi citando

<<ha una manifesta, consapevole e ponderata posizione contro l'essenza stessa di quello che va a fare. >>

Scusami ma non ci siamo: un divorziato mi sembra in una posizione ben diversa da un sovversivo bombarolo, tant'è che di divorziati desiderosi di mettersi al servizio dei ragazzi ce ne sono, mentre di sovversivi bombaroli no.
Vorrei capire, e magari sbaglio: nel Patto Associativo c'è specificatamente riportato "non vogliamo divorziati?". Dal tenore della discussione direi di no, altrimenti non ci sarebbe seguito. Quindi? Da che deriva la tua dura posizione?

<<Ma sostenere che non esistono ambiti esclusivamente educativi e altri meno, permettimi, mi sembra una baggianata. Allora che fai a fare il capo? >>
Scusami se non mi sono spiegato bene. Il punto è che tutto può o non può essere educazione, dipende da chi riceve in misura molto maggiore rispetto a chi dà. Per Tizio mezza parola detta da un amico può aprire orizzonti mai visti, mentre 20 educatori possono non fargli un graffio. Perchè vorrei tornare a fare il Capo? Semplice: che piaccia o no, parole dette nel momento giusto da un Capo divorziato possono (possono!) essere più incisive di fiumi detti da un Capo che non lo è. In altre parole, ai fini educativi non ha valenza essere o no divorziati. Dal punto di vista cattolico invece è importante? Bene, seguendo il filo allora da un punto di vista Cattolico mio figlio avrà certamente, a priori, un padre non in grado di essere un educatore cattolico. E' questo il punto? Ottimo, dimmi: che ci vado a fare allora in chiesa? Posso lasciare perdere no?

<<Allora forse non ti era così ben chiaro... se era condizionato alle decisioni successive di lei>>
Perfetto, il libero arbitrio di una persona (mia moglie) non solo non esiste, ma condiziona anche la mia vita.

<<Ma da dove ti viene di punto in bianco questa certezza dell'intervento divino? E prima dov'era Dio? Si è forse sbagliato, la prima volta? Te l'aveva davvero detto? Boh... >>
Chi ha detto che prima non c'era? Se sono giunto fin qui forse è perchè mi ci ha accompagnato, no?

<<Anche questa è una tua scelta,come quella di lasciar perdere il tuo matrimonio>>
Mi domando da dove escano certe frasi...secondo te non ho lottato? Forse credi che ho salutato questa cosa come una nuova opportunità di farmi nuove vite? Ti scuso perchè non conoscendomi non puoi sapere la mia storia e il dolore che ne è derivato.

<<perché non tutti i divorziati sono "senza macchia" come te, ma tutti comunque la racconterebbero così... >>
Da qui si evidenzia che per te tutti i divorziati sono uguali, chissà cosa ne hanno fatte per meritarselo ed ora vengono anche qui a mendicare comprensione...ma non si vergognano?

<<Citazione:
La tua domanda: no, non ho ancora parlato con la Coca, ma non credo vi possano essere difficoltà, dato che c'è già un Capo nella mia stessa situazione.
Vedi che ho ragione? >>
Su cosa, scusa?
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polvansen





Registrato: 01/06/06 17:10
Messaggi: 680

MessaggioInviato: Mercoledì 07 Marzo 2007, 19:56    Oggetto: Rispondi citando

UOMODELBOSCO ha scritto:
Vorrei capire, e magari sbaglio: nel Patto Associativo c'è specificatamente riportato "non vogliamo divorziati?". Dal tenore della discussione direi di no, altrimenti non ci sarebbe seguito. Quindi? Da che deriva la tua dura posizione?
Nel patto associativo non c'è scritto nemmeno "non vogliamo anarchici", nè c'è traccia di riferimenti a "sovversivi" o "bombaroli". C'è da fare una scelta politica.

Citazione:
<<Allora che fai a fare il capo? >>
Scusami se non mi sono spiegato bene. Il punto è che tutto può o non può essere educazione, dipende da chi riceve in misura molto maggiore rispetto a chi dà.
Ribadisco che con questa visione non capisco che ci stiamo a fare noi capi.

Citazione:
ai fini educativi non ha valenza essere o no divorziati. Dal punto di vista cattolico invece è importante? Bene, seguendo il filo allora da un punto di vista Cattolico mio figlio avrà certamente, a priori, un padre non in grado di essere un educatore cattolico.
Perché a priori? Dipenderà da come tu gli proponi la tua esperienza.

Citazione:
<<Anche questa è una tua scelta,come quella di lasciar perdere il tuo matrimonio>>
Mi domando da dove escano certe frasi...secondo te non ho lottato? Forse credi che ho salutato questa cosa come una nuova opportunità di farmi nuove vite? Ti scuso perchè non conoscendomi non puoi sapere la mia storia e il dolore che ne è derivato.
Grazie... ti ho detto che non è mia intenzione giudicarti e che non ti posso conoscere. Ma attenzione: chi ha parlato di scelte prese alla leggera? Dove avrei mai dubitato della tua grandissima sofferenza? Perché dici che secondo me non hai lottato?
Io ho semplicemente preso atto di un fatto: che alla fine hai deciso anche tu che quel matrimonio non esisteva più. Almeno credo che sia un fatto, o tu ti consideri ancora sposato con tua moglie? Ho desunto, dal fatto che hai iniziato una vita familiare con un'altra compagna, che tu quel matrimonio (correggimi se sbaglio) non lo consideri più valido...
La Chiesa invece lo considera.

Citazione:
<<perché non tutti i divorziati sono "senza macchia" come te, ma tutti comunque la racconterebbero così... >>
Da qui si evidenzia che per te tutti i divorziati sono uguali, chissà cosa ne hanno fatte per meritarselo ed ora vengono anche qui a mendicare comprensione...ma non si vergognano?
Concedimi questa piccola malignità: siamo su un forum, appunto, e non ci conosciamo. Permetti almeno il beneficio del dubbio che sarà molto difficile leggere su queste pagine di qualcuno che ammette di aver causato il proprio divorzio.
Tu non hai nessuna colpa, bene. Prendiamo atto, non ho nessuna difficoltà a crederti.
Ma il mio discorso è un altro: la posizione _generale_ della Chiesa deve tener conto che il tuo è un caso rarissimo: normalmente c'è un concorso più o meno grave di colpa nei divorzi da parte di entrambe le parti. E quindi, dovendo dare un precetto assoluto, trovo più coerente che la categoria delle persone divorziate venga considerata genericamente "in errore". Con la precisa, immediatamente successiva, precisazione che queste situazioni sono talmente personali, intime e delicate, da dover essere affrontate con ciascuna persona per il suo particolare cammino.

Citazione:
<< La tua domanda: no, non ho ancora parlato con la Coca, ma non credo vi possano essere difficoltà, dato che c'è già un Capo nella mia stessa situazione.
Vedi che ho ragione? >>
Su cosa, scusa?

Come dicevo, una cosa è il precetto, un'altra è il cammino di ogni singola persona. La tua stessa affermazione evidenzia che una coca ha accolto una persona divorziata (e posso dirti che non è l'unica) confermando quello che sostengo: se vuoi una risposta in assoluto su un forum ti devi accontentare del precetto di Santa Madre Chiesa. Se vuoi parlare del tuo caso particolare, potrebbe finire in tutt'altro modo, perché tu sei tu e hai una tua storia, diversa da quella di ogni altro divorziato.
Ma lo puoi fare con chi ti conosce e ha motivo di prndersi la responsabilità di proporti come divorziato-educatore, perché la tua esperienza possa insegnare qualcosa agli altri, come tu stesso dici.
Ma concedimelo: il fatto di avere alle spalle un divorzio NON fa sì in automatico che uno abbia una ricchezza in più da offrire. O vogliamo generalizzare dall'altra parte?
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tuitt



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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 08:24    Oggetto: Rispondi citando

Beh, leggendo mi rendo sempre più conto che, sebbene lo scoutismo sia uno solo, vi è una differenza abissale fra il "vostro " e il "nostro"!

Assurdo, vero?

Viste le grandi differenze (sia a livello di regolamenti, poichè da noi non esiste nemmeno una citazione che parli di divorzio in ambito scout, nè una normativa, ne uno statuto, ma anche di modi di pensare personali, direi) da parte mia mi ritiro dalla discussione, che non reputo costruttiva, perchè ognugo andrà avanti a pensarla a modo suo, giustamente!

Auguri a UOMODELBOSCO, mi auguro che tu possa rientrare coma capo attivo!
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 09:12    Oggetto: Rispondi citando

Polvansen, perdonami fin da ora, dato che non ho intenzione di offesa, ma:

Un divorziato non può essere un Capo, cioè un educatore, in Associazione Cattolica perché non adeguato.
Quel divorziato però ha un figlio, nato dall’unione successiva al divorzio, e in quanto cattolico quel divorziato vuole dare un’educazione cattolica a suo figlio.
Ne deriva che essendo inadeguato a fare l’educatore cattolico sia inadeguato anche ad educare suo figlio, dato che la macchia d’infamia –divorziato- che si porta appresso cancella ogni altra buona peculiarità educativa possa avere.
Ha comunque la possibilità di educare suo figlio come crede (in modo inadeguato, s’intende), e può farlo, ma non può educare i figli degli altri.
Il genitore allora pensa: ma come, sono inadeguato ad educare ma nessuno trova da ridire nulla su come educo mio figlio, mentre su quelli degli altri sì? Comincia a venirgli un dubbio: i figli degli altri sono importanti, suo figlio invece no, è di 2° scelta e non importa a nessuno se lo educa lui, cattolico-inadeguato.
Decide di affidarsi ad altri educatori in grado di svolgere la loro funzione (non divorziati, ovviamente) che prima o poi arriveranno al nodo, e dovranno trovare qualcosa da dire a quel figlio nato fuori dal matrimonio cattolico.
Comincerebbero allora a domandarsi: questo figlio è un dono del Signore? Ah no, certo che no, è nato fuori dal matrimonio, e per giunta da un divorziato! Che fare allora? Iniziare con una fitta serie di “distinguo”, “se” e “però” per trovare giustificazione? O evidenziare al figlio l’errore nel quale sono incappati i suoi genitori, arrivando a sostenere che non sono dei buoni genitori per quello che hanno fatto e minando le basi della nuova famiglia?

In tutta onestà, a me sembra che quel che vai sostenendo con piglio deciso e intransigente nascondendoti dietro alle regole sia un voler trovare in tutti i modi una sentenza di condanna.
Beh, nei secoli scorsi sono stati molto più bravi di te, arrivando a farne quasi un’industria: l’Inquisizione.
Dato che la coerenza alle regole sembra essere il tuo piatto forte, mi aspetto che nella tua Coca non ci siano divorziati (ovvio), né conviventi, né omosessuali, né ladri, né chi ha avuto rapporti fuori dal matrimonio, né chi dice falsa testimonianza ecc.ecc.
A quel punto resteresti solo tu, dato che coerentemente sei senza macchia alcuna,

Buona Strada dunque, e chissà che prima o poi...
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polvansen





Registrato: 01/06/06 17:10
Messaggi: 680

MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 09:22    Oggetto: Rispondi citando

tuitt ha scritto:
Beh, leggendo mi rendo sempre più conto che, sebbene lo scoutismo sia uno solo, vi è una differenza abissale fra il "vostro " e il "nostro"!

Assurdo, vero?
No, non tanto. Leggevo in proposito un articolo (un po' datato ma squisitissimo) di Saverio Bombelli, sulla sua esperienza ai bureau internazionali di wosm e wagggs. Diceva molto correttamente che se prende la sua associazione, quella che fa lo scautismo in cui lui crede e investe (il cngei, nel suo caso, ma il discorso è assolutamente da replicare) deve misurarla in uno 0,04% dello scautismo mondiale.
La mia è un po' più grande, ma non supera sicuramente la soglia dell'1%. La tua?
Il ragionamento successivo e conseguente è questo: possibile che il mio zerovirgola sia nel giusto mentre tutti gli altri sbagliano?

Lo scautismo si presenta con sfaccettature infinite, e non siamo nessuno per giudicare gli altri. Possiamo solo stare ad ascoltare attenti a ciò che sicuramente gli altri possono insegnarci.

Citazione:
Viste le grandi differenze (sia a livello di regolamenti, poichè da noi non esiste nemmeno una citazione che parli di divorzio in ambito scout, nè una normativa, ne uno statuto, ma anche di modi di pensare personali, direi) da parte mia mi ritiro dalla discussione, che non reputo costruttiva, perchè ognugo andrà avanti a pensarla a modo suo, giustamente!
Solo per chiarire... nemmeno da noi ci sono citazioni in quel senso in normative o statuti. Ma c'è scritto che l'associazione è cattolica, e tanto dovrebbe bastare.
Tu dici che anche la tua associazione è cattolica: non è strano che tali problematiche non si sentano minimamente? Che un capo ateo vi svolga il suo servizio? Come fa a garantire un'educazione cattolica? La demandate a qualche figura destinata a quello? Ma funziona una proposta educativa settorializzata e non globale?
Io per dire ho tutti questi dubbi sulla tua associazione, che non conosco, visti i pochi dettagli che ho colto. Ma ciò non significa che la consideri meno scout o più criticabile della mia.
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rinoceronte caparbio
Moderatore


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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 13:54    Oggetto: Rispondi citando

tuitt ha scritto:
Beh, leggendo mi rendo sempre più conto che, sebbene lo scoutismo sia uno solo, vi è una differenza abissale fra il "vostro " e il "nostro"!


Scusa, questo è un PRE-giudizio bello e buono, oltre che a un giudizio molto negativo per l'agesci.


Per tornare al topic (le domande di polvansen sono molto interessanti ma non attinenti, in caso invito a creare un nuovo topic), l'AGESCI fra i documenti ufficiali ha questo, dal titolo "Capi in situazioni eticamente problematiche" a firma di Don Sergio Nicolli, dove trova posto, assieme ai casi di separati, divorziati non risposati, sposati solo civilmente, conviventi, al problemi dei figli, anche una sezione per chi è divorziato risposato.

Magari prima di sparare a zero sulle conclusioni, leggetelo tutto....


Questa la conclusione:
Citazione:
In conclusione desidero rilevare un principio fondamentale: le situazioni familiari di difficoltà o di “irregolarità” non si possono affrontare solo in senso strettamente giuridico, come non si possono chiedere ad altri – nemmeno alla Chiesa – risposte e soluzioni standard che valgano per ogni caso. Anche quando esistono orientamenti e criteri precisi, ogni persona e ogni situazione merita una attenzione diretta. Una adeguata risposta pastorale e una eventuale soluzione del problema non potrà mai prescindere dalla fatica dell’ascolto, del discernimento, dell’accompagnamento personale: solo attraverso questa fatica le persone potranno ritrovare la comunione con Dio e sentirsi avvolti dalla sollecitudine della comunità.
Molti auspicano un ammorbidimento delle posizioni della Chiesa, soprattutto riguardo ad alcune situazioni di divorziati risposati, quando la nuova strada intrapresa è divenuta irreversibile e c’è stata una decisa conversione del cuore. Prendiamo atto tuttavia che la Chiesa in questi ultimi decenni ha fatto passi da gigante rispetto al passato. Una ulteriore apertura rispetto ad alcune situazioni non credo sia da attenderla semplicemente da un cambio delle regole, ma piuttosto da una maggiore vicinanza dei sacerdoti e delle comunità ai fratelli e sorelle che vivono in queste situazioni.
Queste situazioni pertanto interpellano la Chiesa e in essa ogni comunità, compresa un’Associazione come la nostra: non soltanto per dare delle risposte, ma per cogliere in esse una occasione di crescita ed uno stimolo alla conversione, alla comunione e alla corresponsabilità.
Io auspico che le numerose situazioni problematiche presenti in questo momento anche in AGESCI non attendano semplicemente una risposta “formale” dai vertici associativi, ma diventino ai vari livelli – Comunità Capi, Zone, Regioni - occasione di confronto responsabile, coraggioso, attento alle persone, rispettoso della attuale sofferta scelta pastorale proposta dai responsabili della comunità cristiana e rispettoso delle esigenze educative dei ragazzi.
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stambeccosincero



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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 14:57    Oggetto: Capi divorziati Rispondi citando

Penso che le parole citate da "rinoceronte Caparbio" abbiano centrato il problema:

".....le situazioni familiari di difficoltà o di “irregolarità” non si possono affrontare solo in senso strettamente giuridico, come non si possono chiedere ad altri – nemmeno alla Chiesa – risposte e soluzioni standard che valgano per ogni caso. Anche quando esistono orientamenti e criteri precisi, ogni persona e ogni situazione merita una attenzione diretta. Una adeguata risposta pastorale e una eventuale soluzione del problema non potrà mai prescindere dalla fatica dell’ascolto, del discernimento, dell’accompagnamento personale: solo attraverso questa fatica le persone potranno ritrovare la comunione con Dio e sentirsi avvolti dalla sollecitudine della comunità. ...."
Ecco, il problema va valutato considerando la "persona" di per sè, per quello che vale, per il contributo che può dare ai nostri ragazzi, per le sue capacità intrinseche che possono consentirgli di proseguire un percorso di educatore che non può assolutamente essere considerato "esaurito" o "inadeguato" da una sentenza di tribunale che si è espressa su un problema completamente estraneo al metodo scout.
E poi, ragazzi, non so voi, ma io conosco reparti ove il 70 (settanta) per cento dei ragazzi ha genitori separati o divorziati o ragazzi figli di genitori di fatto (come si usa dire).
Permettete una considerazione: sotto certi aspetti è più adeguato il messaggio che il nostro amico (che non dimentichiamolo - HA SUBITO il dovorzio) puù passare ai ragazzi che non il mio.
Avete voi in branca bambini o ragazzi con tale situazione familiare? In tutta onestà siete in grado di addentrarvi nelle loro sofferenze-problematiche con tutta serenità o, come me, davanti al loro pianto vi imbestialite perchè non riuscite a trovare le parole adatte per far sentire loro il vostro appoggio???

Scusate lo sfogo, amici, ma certe prese di posizione dettate solo dal "la Chiesa dice così" o "il patto associativo prescrive questo" io non le concepisco.

L'ultima considerazioe, caro rinoceronte caparbio (scusa ma non so il tuo nome): Se il sacerdote o chiunque esso sia si oppone al tuo essere capo, fatti spiegare da lui come hai potuto battezzare il figlio dei tuoi amici dato che il suo diniego si basa sullo stesso principio che avrebbe dovuto negarti la possibilità di fare ciò.

Alessandro

Buona caccia a tutti
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stambeccosincero



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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 15:00    Oggetto: Capi divorziati Rispondi citando

Scusate ma nello sfogo ho erroneamente citato, nell'untima frase "rinoceronte caparbio", mentre mi rivolgevo a "UOMODELBOSCO"

Buona caccia a tutti
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fabios



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MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 15:18    Oggetto: Rispondi citando

Considerando la carenza di capi che si sta affrontando fare selezione su queste questioni è molto rischioso e l'agesci sembrerebbe più che un'associazione scout una loggia per pochi eletti.
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uomodelbosco





Registrato: 06/03/07 18:14
Messaggi: 1260

MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 16:39    Oggetto: Rispondi citando

Fratelli...che dirvi?
GRAZIE...
Grazie che avete compreso il mio problema nella sua complessità.
Grazie che mi siete vicini, ognuno con un approccio diverso, ma proprio per questo ricco.
Grazie per la speranza che siete riusciti a trasmettermi...
Grazie perchè ho sentito che le porte non si chiudono solamente, ma a volte si aprono per invitare chi non è stato fortunato a sedersi e parlarne.
Grazie, Rinoceronte Caparbio per la segnalazione. L'ho letta di un fiato, velocemente e sicuramente male, ma quanta speranza ho trovato in quel documento! L'ho stampato per poterlo leggere e rileggere con più calma.
Grazie perchè davvero siete riusciti a rendere vivo quanto diceva B.P. : Im-possibile...
Vi confesso che sto scrivendo con le lacrime agli occhi, non sapete quanta possa essere l'emozione di chi si ritrova accolto e vede una speranza.
Ora so che davvero, anche nei momenti più bui, il Signore c'era e poco per volta mi ha portato fin qui e qui ho trovato altra forza per continuare nella crescita...
Grazie, Stambeccosincero, l'onore che mi hai indirettamente accordato con le tue parole è una grande responsabilità: farò del mio meglio per meritarne la fiducia.
Fabios, ti ringrazio, ma stiamo attenti: la carenza di Capi non deve essere un buon motivo per non essere di gusti difficili. E' giusto scegliere e ponderare. Il mio desiderio è che questo però non avvenga su basi grossolane del tipo divorziato si/no, ma sull'effettiva capacità personale di portare una testimonianza, un esempio, e di giocare il gioco.
Se sarò fortunato a ritornarlo, non sarò comunque Capo molto presto: è mia ferma intenzione arrivarci forte e pronto al servizio. ll Signore mi indicherà la strada.
Vi abbraccio, fratelli...
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polvansen





Registrato: 01/06/06 17:10
Messaggi: 680

MessaggioInviato: Giovedì 08 Marzo 2007, 20:13    Oggetto: Re: Capi divorziati Rispondi citando

stambeccosincero ha scritto:
Penso che le parole citate da "rinoceronte Caparbio" abbiano centrato il problema:

".....le situazioni familiari di difficoltà o di “irregolarità” non si possono affrontare solo in senso strettamente giuridico, come non si possono chiedere ad altri – nemmeno alla Chiesa – risposte e soluzioni standard che valgano per ogni caso. Anche quando esistono orientamenti e criteri precisi, ogni persona e ogni situazione merita una attenzione diretta.


Oh, è quello che vado ripetendo da parecchi post, ma va bene solo se lo dice don Sergio?
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