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La Scelta Cristiana
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Autore Messaggio
porcellinopacifico



Età: 64
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MessaggioInviato: Sabato 10 Marzo 2007, 05:56    Oggetto: La Scelta Cristiana Rispondi citando

I Capi accolgono il messaggio di salvezza di Cristo e, in forza della loro vocazione
battesimale, scelgono di farlo proprio nell'annuncio e nella testimonianza, secondo
la fede che è loro donata da Dio.
Gesù Cristo è, infatti, la parola incarnata di Dio e perciò stesso l'unica verità capace
di salvare l'uomo.
Questa salvezza, che si manifesta nella resurrezione di Cristo, ci dà la speranza certezza
che ogni partecipazione alla sofferenza e alla morte di Gesù, nei suoi e
nostri fratelli, è garanzia di quella vita che Egli ci è venuto a portare con pienezza.
Siamo così uniti dall'amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza
e ci sentiamo responsabili, da laici e con il nostro carisma e mandato di educatori,
di partecipare alla crescita di questo corpo che è la Chiesa, popolo di Dio che
cammina nella storia.
Operiamo in comunione con coloro che Dio ha posto come pastori e in spirito di
collaborazione con chi si impegna nell'evangelizzazione e nella formazione cristiana
delle giovani generazioni, anche partecipando alla programmazione pastorale.
Per vivere questa esperienza di fede, che deve sempre crescere e rinnovarsi
nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera e nella vita sacramentale,
apparteniamo a comunità che trovano il loro momento privilegiato nella
celebrazione dell'Eucaristia e che si sforzano di informare la loro vita a uno spirito
di servizio, come espressione concreta della carità.
La Comunità Capi propone in modo esplicito ai ragazzi, con il metodo e la
spiritualità che caratterizzano lo scautismo, l'annuncio di Cristo, perché anch'essi si
sentano personalmente interpellati da Dio e gli rispondano secondo coscienza. Per
questo impegno la Comunità Capi sostiene la crescita spirituale dei suoi Capi.
L'AGESCI si propone come associazione di frontiera, che spesso rappresenta per
molti ragazzi l'unica occasione di ricevere un annuncio di fede.
In una realtà sempre più multiculturale cogliamo come occasione di crescita
reciproca l'accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane,
nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell'arricchimento del
confronto interreligioso. E' un dono che interroga l'Associazione su come coniugare
accoglienza e fedeltà all'annuncio del messaggio evangelico, consapevoli che in
Cristo tutta la realtà umana ed ogni esperienza religiosa trovano il loro pieno
significato.

http://www.agesci.org/risorse/downloads/archivio/home/Documenti_Ufficiali/Patto_Associativo_Agesci.pdf
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porcellinopacifico



Età: 64
Segno zodiacale: Ariete
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MessaggioInviato: Sabato 10 Marzo 2007, 05:57    Oggetto: Rispondi citando

Ciao, sono un genitore di scout, io stesso a mio tempo lupetto, esploratore, novizio, rover, capo in tutto una 20ina d'anni: una delle esperienze educative più significative per me.
Vorrei sentire la vostra opinionione su un argomento che, mi sembra, costituisca per molti, soprattutto rover/scolte e capi, un problema.
E come potrebbe non esserlo?
Anche S.Paolo ci dice che (1Corinzi 1:23) "noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani."
e anche noi non siamo diversi. Anzi da un certo punto di vista se Cristo non costituisse un problema probabilmente vuol dire che non lo prendiamo sul serio.
C'è una questione, per me e penso non solo per me, che rimane aperta, almeno lo spero.
Qua e là vedo gente che le ronza attorno.
La questione è questa:
Un CAPO (sappiamo che per i ragazzi il problema non si pone) DEVE proprio essere di fede CATTOLICA?

La risposta mediamente accettata all'interno dell'Agesci, mi sembra,sia
SÌ ogni singolo capo deve fare una scelta di fede personale nell’ambito della Chiesa Cattolica.

Per me la risposta è NO.

Badate non sono scemo. So che il discorso è più sfumato e complesso, ma mi avevano insegnato
Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no .

E credo sia importante una risposta chiara.

Se io facessi ancora parte di una COCA e alcuni rover scolte o esterni volessero fare servizio nelle unità e provenissero da diversi cammini di fede o di non fede, MA APERTI AL DUBBIO, io insisterei per accettarli.
E così sarei anche un po’ scettico del credente che si ritiene al di là del dubbio.

Il filosofo cattolico Pietro Prini affermava (e io concordo completamente): "o si fa della fede la propria problematicità, o non si è credenti. Perché la fede non sarebbe possibile se non fosse possibile il dubbio metafisico. La fede implica questa dubbiosità. Dove il dubbio metafisico non è possibile, come in Spinoza o anche in Marx, la fede è impossibile.”
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rinoceronte caparbio
Moderatore


Età: 39
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MessaggioInviato: Sabato 10 Marzo 2007, 13:31    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
Se io facessi ancora parte di una COCA e alcuni rover scolte o esterni volessero fare servizio nelle unità e provenissero da diversi cammini di fede o di non fede, MA APERTI AL DUBBIO, io insisterei per accettarli.
E così sarei anche un po’ scettico del credente che si ritiene al di là del dubbio.

il dubbio ci sta. E anche forte.

Ma è necessario che da parte di chi chiede di entrare sia ben chiaro, secondo me, che prima di educare dei ragazzi a dei valori, è necessario che siano essi stessi a sentirli loro.
Ergo, io li accetterei, ma li farei fare un cammino che non comprende il servizio attivo.
Altrimenti, scusa, che razza di educatori sono se non vogliono percorrere un cammino di fede che li porti a orizzonti nuovi e personali, ma vogliono fare servizio?

Mi sembra un pò la solita storia del "tutti diritti nessun dovere" già sentita.

Un educatore scout, deve educare anche alla crescita spirituale (i famosi 4 punti di bp), proprio perchè anche lui è in crescita.
Fermo restando che nessuno più dirsi arrivato alla fede vera, neanche il papa, io a questi ragazzi chiedo un cammino serio di crescita.
Se sono proprio atei (al di là che non capisco perchè un ateo o che dir si voglia voglia fare educazione in un'associazione cattolica), cominciano da zero e stanno un anno nella comunità capi in maniera da cominciare a "smanettare", altrimenti, se sono solo dubbiosi in qualche punto (tipo la chiesa), non vedrei problemi.
Anche perchè nelle nostre comunità capi c'è ben di peggio, purtroppo.

Solo non voglio che questo sia un sistema per "allargare le maglie" e reclutare nuovi capi.
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porcellinopacifico



Età: 64
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MessaggioInviato: Sabato 10 Marzo 2007, 18:59    Oggetto: Rispondi citando

Grazie rinoceronte caparbio, per la risposta sincera e articolata, ma purtroppo mi sa che non abbiamo centrato il punto.
Mi rendo conto che la tematica è molto complessa e spero, e credimi prego pure, di esserne all'altezza, in quanto ritengo che sia un punto particolarmente importante.
Come ho scritto da 20 anni non faccio più parte dell'Agesci. Ora sono solo un genitore di scout, ma ovviamente parlo sia con i capi che con i ragazzi. Tuttavia non essendo veramente con le mani in pasta, le mie impressioni possono effettivamente essere distorte. L'impressione più importante è che, forse solo in alcune zone o gruppi, soprattutto a partire dal noviziato, ma anche in alta squadriglia, proprio l'educazione alla spiritualità o alla fede o religiosa o chiamala come ti pare costituisca spesso un problema. Non so se questo sia un "fatto", o solo un'impressione sbagliata che io ho avuto parlando casualmente con pochi ragazzi che si trovavano in questa situazione.
Se il problema da me evidenziato è riscontrabile solo in pochi casi isolati in cui io sfortunatamente mi sono imbattuto, sono sinceramente contento. Tuttavia anche i pochi casi isolati andrebbero tenuti in considerazione. Secondo me il problema non è affatto solo dell'Agesci: io personalmente sono impegnato in ambito catechistico con ragazzi delle medie, non scout, e mi sento già dire tranquillamente da qualcuno che a lui non gliene frega niente perché è ateo (sic 11 anni famiglia praticante e impegnata). Sarà un atteggiamento, ma a me più che altro mi stupisce, appunto, l'assenza del dubbio. E, purtroppo, non è che maturando, ovviamente non parlo del singolo caso, mediamente si ritorni si propri passi. Questa piccola testimonianza l'ho inserita anche per sottolineare il fatto che io, non riscuotendo grandi successi personalmente, non mi permetto certo di giudicare gli altri, voglio solo confrontarmi.

Forse mi sbaglio, ma credo che non sia una questione di "maglie larghe o strette per reclutare i capi". Come dice rinoceronte caparbio se sono solo dubbiosi in qualche punto (tipo la chiesa), non ci dovrebbero essere problemi. Molti problemi nascono dal fatto che se gli viene presentata una prospettiva religiosa sostanzialmente ingessata, uno schema cui adeguarsi, delle regole da seguire si rischia di ottenere l'effetto contrario da quello che ci si era proposti. Al primo dubbio, anche per moda per pigrizia ecc., si comincia a dire sono ateo. Credo che il primo istinto dell'educatore, e mi ci metto ovviamente dentro anch'io, sia quello di combattere il dubbio nel ragazzo testimoniando, o almeno provandoci, la propria fede.
Facendo così rischiamo, anzi abbiamo buone probabilità, di ottenere l'effetto opposto, in quanto gli passiamo il messaggio che lui si sta allontanando, e se lui coglie questo messaggio molto probabilmente si allontanerà veramente. Ma a dire il vero, io non penso affatto che lui si stia allontanando, o almeno non necessariamente lui si sta allontanando, più probabilmente sta cercando.
Ecco il punto. Il dubbio non va contrastato ma accolto e coltivato. E non parlo del dubbio sulla chiesa. Parlo di quello che Prini definisce metafisico: cioè il dubbio su Dio, sulla Trinità su Gesù.
Chiaro che a 11 anni è, sinceramente, un po' difficile (e infatti non viene posto come dubbio, ma come certezza). A me viene solo voglia di piangere.
Ma se vogliamo che il dubbio diventi fecondo quando questo si presenta in età adulta, ma anche a partire più o meno dall'alta squadriglia in poi, questo deve essere accolto sinceramente come parte essenziale del cammino di fede. Parte essenziale laddove si presenta, ma non necessaria: è chiaro che se uno non ha i dubbi non è che glieli devo far venire a tutti i costi. Ma i dubbi dei miei ragazzi, come i loro problemi, le loro gioie ecc., non possono non essere un po' anche i miei dubbi. In particolare i dubbi relativi alla fede.
Ho letto una cosa, che mi piace molto, sul credo di Nicea: la versione originale greca non dice pistèuo = credo, ma pistèuomen = crediamo. Anche se mi hanno spiegato che era al plurale per via del fatto che i padri conciliari erano tanti, a me piace pensare che nessuno può credere da solo: purtroppo, o forse per fortuna, c'è anche il rovescio della medaglia: nessuno può dubitare da solo.
Così se qualcuno vuole provare quest'avventura educativa anche in campo spirituale, cioè se lui stesso non chiude le porte, non dovremmo essere noi a chiudergliele. Insisto non è una questione di maglie larghe; è piuttosto una questione di carismi, anche il dubbio può rappresentare un carisma. Ad esempio potrebbe aiutare quei ragazzi che cominciano a intraprendere la strada del dubbio a capire che non stanno necessariamente andando incontro alla disfatta della loro fede, ma forse stando andando verso un approfondimento della stessa.

Io, se uno sinceramente vuole prestare servizio in unità e non sussistono altre perplessità relative alla sua formazione ecc., mi basterebbe sapere che lui/lei non avese chiuso la porta, ovvero che si senta ancora parte della comunità per potergli affidare qualsiasi tipo di incarico soprattutto in branca R/S.

Mi rendo conto che il mio ragionamento può sembrare un tantino contorto (forse anche un po’ più di un tantino). Ma vi assicuro che se non altro sono sincero.
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frageorges





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MessaggioInviato: Domenica 11 Marzo 2007, 17:39    Oggetto: Rispondi citando

Mah, credo che con dubbio qui si intendano troppe cose diverse.
Per esempio il filosofo quando dice "problematicizzare" non intende dubbio, ma semplicemente non dare per scontato nulla, anzi porsi delle domande per capire meglio la propria fede.

Poi c'è il dubbio normale che accompagna la fede, ma che si sa gestire.

Poi c'è il dubbio su un punto (tipo la Chiesa) che è piuttosto proposta di negazione: mi sta bene tutto, ma quella cosa lì non mi va proprio giù. In questo caso o è ignoranza, cioè in realtà non so di che si tratta e perché la Chiesa crede in quella cosa, oppure è rifiuto meditato e convinto e allora non sei cattolico (ergo non puoi essere un capo AGESCI che rappresenta la Chiesa Cattolica).

Comunque io, da AE, mi sono fatto questa idea. Se uno entra in CoCa con problemi di fede mi sta pure bene, ma poi deve fare passi concreti e verificabili per affrontare il tema, e magari confrontarsi con qualcuno. Mi piace chi ha dubbi, non mi piace chi ci convive. In questo caso più che dubbi mi sembrano scuse e accomodamenti, almeno chiamiamoli per nome.
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Domenica 11 Marzo 2007, 22:41    Oggetto: Rispondi citando

Grazie frageorges

Non pensiate che i miei ringraziamenti siano di maniera. Ogni intervento sull'argomento lo accolgo come una stimolo sincero per approfondire la ricerca. Ogni opinione mi interroga.

Il mio intento è dettato dalla convinzione che questi giovani che noi di fatto allontaniamo non penso affatto che cerchino scuse e accomodamenti. Se fosse vero che li cercano mi chiedo perché li cercano: evidentemente non sono soddisfatti delle risposte che noi gli diamo, ma neanche di quelle che si danno da soli. Perché se avessero risposte e ne fossero convinti o ci affronterebbero, nel caso pensassero che ci posa essere un dialogo, o ci lascerebbero loro, in caso contrario.
Nel vangelo di S.Marco 9,38-40 leggiamo:
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi.
Se Gesù ci dice che "Chi non è contro di noi è per noi", per quale motivo dovremmo allontanare da noi chi non si pone contro di noi?

Probabilmente è vero che i dubbi sono, più che una proposta, una possibilità di negazione. Il problema è che, ti piaccia o meno, uno non può far finta che non esistono, semplicemente mentendo e affermando che non ci sono.

Se mi sono deciso ad intraprende un argomento così spinoso, almeno per me, non è per discettare su qualcosa di teorico, ma perché ho in mente diversi casi concreti di rover/scolte ventenni che dopo la partenza non sono entrati e/o non son stati accettati dalla COCA per questo problema.

Forse ala fine tu, frageorges, e me siamo divisi dal fatto che io ritengo positivo che giovani come questi testimonino nelle unità, almeno E/G e R/S: non testimonieranno una fede incrollabile, ma testimonieranno che non si molla e non si è mollati perché si è in ricerca.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Domenica 11 Marzo 2007, 23:18    Oggetto: Rispondi citando

porcellinopacifico ha scritto:
io ritengo positivo che giovani come questi testimonino nelle unità, almeno E/G e R/S: non testimonieranno una fede incrollabile, ma testimonieranno che non si molla e non si è mollati perché si è in ricerca.


Volevo porti una domanda.

Hai casi in cui ragazzi non sono stati accettati in coca perchè non avevano una fede incrollabile?

B'è, allora anch'io non dovrei essere stato accettato. Se avessi una fede incrollabile, sarei gesù cristo...
I miei dubbi li testimonio, ma non è che dico ai ragazzi "guardate, non faccio la comunione perchè non mi sono confessato perchè non credo alla confessione (lo so che è un evidente controsenso ma è ad esempio)", dirò, semmai "guardate, non faccio la comunione perchè non mi sono confessato".
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paciock87



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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 00:59    Oggetto: Rispondi citando

Da me la cosa è differente... Il problema di sbattere la porta in faccia chi non crede non si pone, perchè si è consapevoli che non si può essere un buon capo Agesci se non si è cattolici, perchè lo scoutismo agesci non è solo scoutismo, è anche fede...
Da noi ci sono molti ragazzi ormai usciti che hanno problemi VERI di fede, e che vorrebbero fare i capi ma sanno, non che è proibito agli atei, ma che come capi Agesci sarebbero solo dei grandi ipocriti... Sono molto pronti al dialogo(certi discussioni!), ma credono che in realtà la religione cattolica sia in parte una grande cavolata... La trovano una cosa inutile, il dubbio li assilla ma non vedono nel cattolicesimo una soluzione... Eppure vi assicuro che di belle testimonizionanze ne hanno avute, certi preti coi controcosi siamo andati a cercarci come Clan negli annio passati...
E' vero che sono volenterosi di fare servizio però sanno che se non credono in quello che devono insegnare, non saranno mai dei buoni capi...
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frageorges





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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 09:08    Oggetto: Rispondi citando

Ricordate sempre che per quanto ci sia buona volontà e voglia di fare servizio rimane un punto inevitabile:

agli occhi dei ragazzi e dei loro genitori noi rappresentiamo la Chiesa e proponiamo il messaggio della Chiesa; questa responsabilità non si può svicolare con approssimatività, ma ci vuole serietà e concretezza.
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uomodelbosco





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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 09:56    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
agli occhi dei ragazzi e dei loro genitori noi rappresentiamo la Chiesa e proponiamo il messaggio della Chiesa


Ne siamo proprio sicuri? Ho il dubbio che in realtà per moltissimi lo Scoutismo sia visto nè più nè meno di una qualsiasi attività come la pallacanestro.
Mi sembra che per i genitori questo aspetto sia tenuto molto ai bordi del discorso e in prevalenza si accontentino di una sana attività più o meno all'aperto senza troppi rischi per i figli (per carità!).
Quanti genitori conoscete che sinceramente si interessano alla progressione spirituale dei figli?
Forse sono andato un pò OT....scusatemi....
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polvansen





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Messaggi: 680

MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 11:53    Oggetto: Rispondi citando

Il tema è estremamente interessante, ma molto complesso. Bisogna sempre tener conto che al capo è chiesto di essere soprattutto un auto-educatore, quindi di aver raggiunto una certa autonomia. Il problema diventa quindi fino a che grado di "problematicità" si possa accettare in una persona che è chiamata ad educarne altre. Non esiste il cammino "non problematico" perché non sarebbe più un cammino, ma sicuramente esiste un limite oltre il quale non è più possibile essere persone di riferimento per altri, nè la coca può più riuscire a offrirci quello di cui abbiamo bisogno...

porcellinopacifico ha scritto:
Forse ala fine tu, frageorges, e me siamo divisi dal fatto che io ritengo positivo che giovani come questi testimonino nelle unità, almeno E/G e R/S: non testimonieranno una fede incrollabile, ma testimonieranno che non si molla e non si è mollati perché si è in ricerca.


Io non credo siate così tanto divisi, se interpreto bene la frase:
frageorges ha scritto:
Se uno entra in CoCa con problemi di fede mi sta pure bene, ma poi deve fare passi concreti e verificabili per affrontare il tema, e magari confrontarsi con qualcuno. Mi piace chi ha dubbi, non mi piace chi ci convive.


Io per uno che non molla e non è mollato intendo uno che fa passi concreti e verificabili. Il nocciolo e la complessità del discorso credo stiano nella definizione di questi passi e di questa ricerca.
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porcellinopacifico



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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 13:30    Oggetto: Rispondi citando

Scusate frageorges e polvansen, ma probabilmente quello che ci "divide" e proprio la verifica.
A mio parere si può solo dare un apertura di credito ampia che si basa sulla serietà e impegno generale, e non solo in campo di fede, del/la giovane o adulto che abbiamo davanti (non a tutti indiscriminatamente è chiaramente la COCA nel suo insieme che deve valutare).

caro rinoceronte caparbio, effettivamente ho parlato di fede incrollabile come estremo, nelle COCA che conosco io vengono accettati sicuramente ragazzi che non sono campioni mondiali di fede...
comunque conosco ragazzi cui è sta fatto capire, con le dovute maniere, che loro erano fuori per il fatto che si ponevano domande sicuramente non da poco (tipo sull'esistenza di Dio o sulla veridicità delle scritture), per cui non minimizzo affatto , mi rendo conto che le questioni poste sono gravi.
Ma il fatto che se le pongano già in reparto, e con una frequenza non trascurabile, ci deve far riflettere:
in questi casi obbligare i ragazzi ad andare a messa, dove spesso nel migliore dei casi dormono almeno non disturbano, per me non ha senso; forse avrebbe più senso fargli fare un percorso che accolga i loro dubbi e li faccia riflettere a fondo, a non chiudere le porte prima di capire che cosa c’è dietro quelle porte.
Che cosa devo pensare uno a 13 anni che comincia a pensare che Dio non esista e che per questo pensiero lui non sarà mai capo? Secondo te si sente è accettato come il suo compagno che non si fa tanti problemi?
Credete che la fede si possa imparare? Io penso che l'impegno l'ascolto possano farci procedere nel nostro cammino di fede, ma il lampo iniziale è solo Grazia. A noi sta sì vedere e accogliere il lampo, ma evidentemente nel mondo attuale la cosa non è così semplice.
Ma che senso può avere oggi insegnare tutta la dottrina, e lo dico in senso buono, a qualcuno che non crede affatto?
Non sarebbe più logico, più umano, ma soprattutto più cristiano accoglierli con i loro problemi?
Vi assicuro che parlo col cuore in mano, come si dice.
Capisco che non è facile e che probabilmente molti di voi mi diranno che è pure assurdo perché l'Agesci è un'associazione cattolica.
Non voglio neanche che sia fatto torto a chi invece non presenta questi dubbi, come se fosse da scemi credere. Effettivamente mi è capitato di assistere a una discussione tra ragazzi del reparto sull’esistenza di Dio: chi la sosteneva passava un po’, nella migliore delle ipotesi, per infantile, laddove invece, e lo dico da tutti i punti di vista non solo quello religioso, appariva come la persona più matura.
Probabilmente il passo evangelico che sta sotto al mio discorso è la parabola della zizzania
Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».(Matteo 13:24-30)

In sintesi la problematica è complessa e molto diversificata. Tuttavia privarsi, non per il numero ma per la validità delle persone, di capi, che onestamente in alcuni casi potrebbero anche essere i migliori, per i loro dubbi, onesti e sofferti, in materia di fede credo che sia un errore.
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aureliano



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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 14:22    Oggetto: Rispondi citando

frageorges ha scritto:
Mah, credo che con dubbio qui si intendano troppe cose diverse.
Per esempio il filosofo quando dice "problematicizzare" non intende dubbio, ma semplicemente non dare per scontato nulla, anzi porsi delle domande per capire meglio la propria fede.

Poi c'è il dubbio normale che accompagna la fede, ma che si sa gestire.

Poi c'è il dubbio su un punto (tipo la Chiesa) che è piuttosto proposta di negazione: mi sta bene tutto, ma quella cosa lì non mi va proprio giù. In questo caso o è ignoranza, cioè in realtà non so di che si tratta e perché la Chiesa crede in quella cosa, oppure è rifiuto meditato e convinto e allora non sei cattolico (ergo non puoi essere un capo AGESCI che rappresenta la Chiesa Cattolica).

Comunque io, da AE, mi sono fatto questa idea. Se uno entra in CoCa con problemi di fede mi sta pure bene, ma poi deve fare passi concreti e verificabili per affrontare il tema, e magari confrontarsi con qualcuno. Mi piace chi ha dubbi, non mi piace chi ci convive. In questo caso più che dubbi mi sembrano scuse e accomodamenti, almeno chiamiamoli per nome.


Fondamentalmente sono d'accordo, però si dà vita ad altri problemi:
1-
Citazione:
poi deve fare passi concreti e verificabili per affrontare il tema
; d'accordissimo, però come si fa a verificare se un passo è concreto oppure no? In certi casi si capisce, in altri la cosa è più complessa.
2-Per fare"passi concreti e verificabili" potrebbero volerci anni. In questo periodo avremmo un capo che rappresenta la Chiesa senza esserne convinto lui stesso fino in fondo....

Citazione:
Citazione:
agli occhi dei ragazzi e dei loro genitori noi rappresentiamo la Chiesa e proponiamo il messaggio della Chiesa


Citazione:
Ne siamo proprio sicuri? Ho il dubbio che in realtà per moltissimi lo Scoutismo sia visto nè più nè meno di una qualsiasi attività come la pallacanestro.
Mi sembra che per i genitori questo aspetto sia tenuto molto ai bordi del discorso e in prevalenza si accontentino di una sana attività più o meno all'aperto senza troppi rischi per i figli (per carità!).


Guarda...i genitori del mio gruppo la vedono per metà come "una qualsiasi attività", per l'altra metà per quello che in effetti è.
Quindi, per una grande parte dei essi certo che noi proponiamo il messaggio della Chiesa! E comunque si dovrebbe far capire anche agli altri che è così.
Quindi, anche se alla fine è la CoCa che stabilisce i limiti, io credo che sarebbe AUSPICABILE che un Capo scout AGESCI sia cattolico, magari con qualche dubbio "fisiologico", ma cattolico.
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rinoceronte caparbio
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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 15:08    Oggetto: Rispondi citando

aureliano ha scritto:
Quindi, anche se alla fine è la CoCa che stabilisce i limiti, io credo che sarebbe AUSPICABILE che un Capo scout AGESCI sia cattolico, magari con qualche dubbio "fisiologico", ma cattolico.


Quoto.

Altra cosa: per un socio adulto o capo, per verificare gli impegni, con coerenza e stile, esiste il Progetto del Capo, così tanto bistrattato...io lo concepisco (e lo faccio) così: per due-tre anni, mi pongo e scrivo X obiettivi da raggiungere con Y strumenti, e lo condivido con la mia coca che, in correzione fraterna, approverà, cambierà & co.

porcellinopacifico ha scritto:
Che cosa devo pensare uno a 13 anni che comincia a pensare che Dio non esista e che per questo pensiero lui non sarà mai capo? Secondo te si sente è accettato come il suo compagno che non si fa tanti problemi?

io penserei che è normale avere dubbi (a 13 anni, però? io sapevo che sia avevano sui 16...eh, sono invecchiato..), ma non so quanto sia normale (principalmente perchè la mia esperienza repartara è di un anno come rover in servizio e stop) pensare di essere già capo...

Citazione:
in questi casi [di dubbi] obbligare i ragazzi ad andare a messa, dove spesso nel migliore dei casi dormono almeno non disturbano, per me non ha senso; forse avrebbe più senso fargli fare un percorso che accolga i loro dubbi e li faccia riflettere a fondo, a non chiudere le porte prima di capire che cosa c’è dietro quelle porte.


Condivido: ma è un concetto che vale (ad altri livelli) per i soci adulti.
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actaris



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MessaggioInviato: Lunedì 12 Marzo 2007, 16:21    Oggetto: Rispondi citando

Credo anch'io che un capo Agesci debba essere Cattolico.
Del resto la maggior parte dei 'dubbi' riguardano non la scelta di Fede ma le scelte Morali della Chiesa. La Fede della Chiesa Cattolica è immutabile da 2000 anni, la sua Morale no... Non confondiamo il Vangelo con quello che la TV dice che ha detto il tal cardinale in tal altra occasione...
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