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La vita è un cammino

 
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riccardo
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Residenza: Castano Primo (MI)

MessaggioInviato: Lunedì 01 Marzo 2004, 19:54    Oggetto: La vita è un cammino Rispondi citando

La fede è un dono, ma è anche un cammino di ricerca delle tracce di Dio nella storia della mia vita. Un cammino che ha luci ed ombre, gioie e tristezze, nuvolo e sereno,
Un cammino che percorriamo insieme agli altri, che il Signore ci fa incontrare.
La fede è un’esperienza vitale e la porta di accesso alla fede è la povertà nello spirito.
L’esperienza di fede comporta una certa precarietà, ma che cos’è questa precarietà? È un saggio distacco a un’eccessiva fiducia nei mezzi umani, nel favore di chi conta, nelle possibilità economiche, ed, in generale, nelle proprie forze e capacità.
Questo non significa che non dobbiamo avere una certa sana autostima, ma significa che nella precarietà delle realtà terrene il punto di riferimento fondamentale è il Padre perché la coscienza delle precarietà delle realtà terrene fa volgere lo sguardo verso di Lui.
Fare strada significa allora scoprire, problema dopo problema, scelta dopo scelta, atto dopo atto, passo dopo passo, il progetto del Signore sulla mia vita.
Iniziamo con un personaggio ben noto alle tre religioni monoteistiche: Abramo, nostro padre.

Di lui dice il libro della Genesi 12, 1-4
“Il Signore disse ad Abram.
“vattene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò
Farò di te un grande popolo,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno, maledirò
e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”.
Allora Abram parti, come gli aveva ordinato il Signore e con lui partì Lot.”

E San Paolo commenta nella Lettera agli Ebrei 11, 8
“Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.”

A ciò S. Gregorio Nisseno aggiunge: “segno infallibile che andava nella direzione esatta”.

Abramo ha accettato un Parola di Dio che lo metteva per via, lo toglieva dal suo ambiente, dalle sue tradizioni, dalle sue abitudini.

Fare strada, l’importante è il cammino del cuore, tanto meglio se c’è anche quello dei nostri piedi.
Fare strada è scoprire, scoprire il bisogno di cambiare il modo di vedere un problema che mi interessa, cambiare gli schemi mentali cui siamo attaccati.
Tu da quale “terra” sei chiamato ad uscire: comodità, sicurezza, indifferenza-tranquillità, meccanismi di difesa, meccanismi di discolpa, il piacere dell’essere omologato.
Fare strada è capire bene dove è orientata la propria vita, capire in che cosa cerchi la felicità.
I discepoli di Emmaus non vedevano il Signore che era con loro, erano rimasti attaccatissimi ad una certa idea di Messia che non corrispondeva alla figura di Cristo.
Ritorna dunque alla tre citazioni di cui sopra, puntualizza i tuoi attaccamenti, verifica se per caso hai rinchiuso Gesù in un guscio stantio di cristianesimo noiosamente abitudinario, se lo hai esiliato in forme prive di contenuto, se lo hai reso innocuo in una via lastricata di mediocrità.
Scrisse una volta Primo Mazzolari: “Nessuno è più viandante di un Cristiano”
Buona strada fratello/sorella scout!
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