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che fareste se:
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Autore Messaggio
Fabio_Tv





Registrato: 07/03/08 10:00
Messaggi: 11

MessaggioInviato: Venerdì 07 Marzo 2008, 17:08    Oggetto: Rispondi citando

La sessualità si matura completamente solo con l'adolescenza, e fino a 13 anni si è ancora pre-adolescenti.
In ogni caso è comunque opportuno che gli educatori di fronte a realtà difficilmente ricnoducibili al comune concetto di "normalità" si affidino all'aiuto di persone esperte di psicologia dell'età evolutiva e dell'adolescenza.
Intervenire "a buon senso" (o anche non intervenire) potrebbe essere pericoloso per il corretto sviluppo del bambino/ragazzo.
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gufopreciso



Età: 36
Segno zodiacale: Toro
Registrato: 24/12/07 12:37
Messaggi: 909
Residenza: Genova-Voltri

MessaggioInviato: Venerdì 07 Marzo 2008, 19:07    Oggetto: Rispondi citando

mangusta perspicace ha scritto:
il ragazzo è buono e tranquillo, molto molto effemminato,ogni tanto si arrabbia a fa urletti come certe ragazzine (non so se avete presente).
Ne parlo qua perchè non è un "emergenza educativa". però non vorrei abbassare troppo la guardia.


Tornando alla domanda di mangusta.

Prima di tutto faismettere coloro che prendono in giro il ragazzo, magari parlando a tu per tu, comunque mantenendoti sulla linea del "è sbagliato sempre prendere in giro una persona". Perchè così è, sia perchè una persona sia bassa grassa nera o omosessuale. Questo punto è essenziale, soprattutto se noti che crea "problemi" o "fastidi" al ragazzo in questione.

Fatto questo passaggio imprescindibile, non capisco assolutamente i consigli di coloro che chiedono un aiuto ad uno psicologo. Sinceramente. Aumenterebbe anzi nel caso lo fosse l'idea che gli altri lo considerino malato. Non condivido le opinioni di frageorges, e soprattutti mi spaventa l'affermazione sul "come si struttura l'omosessualità nelle persone".

L'aiuto migliore che si può fornire a quel ragazzo è di lasciarlo in pace vivere la propria vita. I momenti di progressione personale sono l'ideale per capire se ha necessità di parlare di qualcosa. Ma senza costringerlo o portarlo palesemente sul'arogmento se non è evidente in lui una latente richiesta di farlo. Se sarà lui a richiedere di parlare, lasciarlo parlare tranquillamente. Farlo scontrare con la questuone, anche difornte al reparto, se non si sentisse lui pronto a farlo è peggio.

Creare un ambiente tollerante è la cosa migliore che si possa fare. Senza, ripeto, porre il ragazzo in condizioni palesi che lo spingano senza da lui richiesto o ricercato "out of the closet."

Indifferenza? No... indifferenza sarebbe non accorgersi del problema che il ragazzo vive (o potrebbe vivere) ad essere preso in giro dal reparto. Come parimenti dannoso sarebbe spingere o comportarsi nei confronti del ragazzo dando per scontato che lui lo sia (con comportamente che potrebbero essere non percepiti come umilianti, ma in realtà lo sono) senza un primo agire da parte sua, altrimenti si sentirebbe egualmente "preso in giro".

L'essere "effeminato" non significa necessariamente essere gay, come d'altronde la maggior parte dei gay non è effeminata.

13 anni è un'età a cui si può essere già pienamente coscienti della propria sessualità, bisogna poi vedere quanto una persona s'accetti o meno (e a creare confusione in loro sono proprio quelli che prendono in giro, perchè convincono la pensona di essere "anormale"). Raccontarsi che si è ancora troppo giovani, che non si è ancora coscienti, che è necessario parlare con uno psicologo per trovare eventuali problematiche da risolvere è un qualcosa che a mio giudizio crea più danni psicologici ad un ragazzo piuttosto che il bullismo.


L'ultima modifica di gufopreciso il Venerdì 07 Marzo 2008, 19:14, modificato 1 volta
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uomodelbosco





Registrato: 06/03/07 18:14
Messaggi: 1260

MessaggioInviato: Venerdì 07 Marzo 2008, 19:13    Oggetto: Rispondi citando

Quoto Gufopreciso!
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85andre85



Età: 39
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Registrato: 14/05/07 20:06
Messaggi: 68

MessaggioInviato: Sabato 08 Marzo 2008, 00:04    Oggetto: Re: che fareste se: Rispondi citando

mangusta perspicace ha scritto:
uno dei vs ragazzi del reparto,al 1o anno fosse palesemente gay. [prendetelo come un dato di fatto. diciamo che è un caso teorico]
E molti degli altri lo prendessero in giro dandogli del frocio e simili gentilezze.
A parte punire o qmq far cessare questi atteggiamenti da bullo,
parlereste con la "vittima" del suo stato (ovviament nei giusti termini), o fareste finta di niente?
E al reparto direste qualcosa?



molto semplicemente, fagli capire che è in un ambiente in cui può esistere come persona. comunque lui sia.
ciò non significa che devi andare da lui a fargli strani discorsi sull'identità sessuale, ma semplicemente devi dargli la sicurezza di poterne parlare, qualora lui volesse. alcuni fanno coming out presto, altri tardi, altri mai. se è gay, *Le abbreviazioni non si leggono. Scrivi in italiano corretto, per favore...*, bisogna rispettare i suoi tempi. solo i suoi. per questo lascerei stare gli psicologi (mica va curato) o i genitori o chi più ne ha più ne metta. se il ragazzo vorrà parlare con i suoi, lo farà quando lo riterrà più opportuno
sai cosa ritengo pero importante e prezioso?! che lui si renda conto che questo è un argomento che esiste, che è qualcosa di reale. quando pensi di essere gay e non lo ammetti ancora a te stesso, a qualunque età, hai la sensazione di essere l'unico, di essere qcs di inesistente agli occhi del mondo. come parlarne non lo so...attività sulla diversità sicuramente aiutano, anche sulla diversità di orientamento sessuale, con i giusti modi ovviamente..
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gufopreciso



Età: 36
Segno zodiacale: Toro
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Messaggi: 909
Residenza: Genova-Voltri

MessaggioInviato: Sabato 08 Marzo 2008, 13:33    Oggetto: Rispondi citando

Il mio post è perfettamente in linea con quello di 85andrea85.

Come dicevo (dicevamo?), la convinzione che "bisogna parlarne con lui, con qualcuno" e quanto di più sbagliato si possa fare ad un ragazzo, sempre nell'ipotesi che egli sia gay, specialmente in una fase così "turbolenta" come la prima adolescenza in cui la propria natura si "scontra" con la società. Egli non ha bisogno che qualcuno parli con lui, ma ha bisogno di trovare un ambiente in cui capisca, ma non direttamente della serie "se tu sei gay...", che le diversità sono normali, che esistono, che non c'è niente di sbagliato o anormale nelle persone, che il fatto che una persona sia "diversa" (che poi si potrebbe discutere su quanto lo sia veramente, ma esiste un altro thread direi) non significhi che sia realmente diversa. Un clima di tolleranza quindi in cui lui possa riflettere. Il primo passo nel parlare/agire spetta a lui e a lui soltanto, ed è l'ambiente pacifico, aperto, tollerante ecc che lo aiuterà a confrontarsi in pace con stesso, e, se poi lo vorrà, fare il coming out "diretto" o "indiretto". Gli altri, i grandi, devono oltre a favorire l'ambiente (ma senza troppe ammiccature, altrimenti verrà percepito come "forzatura") essere pronti ad ascoltare (o a recepire i muti segnali di questo), ma mai a parlare in prima persona nè con lui nè con altri (es col riparto o coi genitori). Lasciamo a casa i vari psicologi, genitori, ecc.: è uno dei più gravi danni e torti che gli si possa fare!!
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lorenzzz



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MessaggioInviato: Mercoledì 12 Marzo 2008, 00:36    Oggetto: Rispondi citando

ciao...io non parlerei con il ragazzo perchè non bisogna far pesare su di lui questa situazione. parlare invece con il reparto quando il diretto interessato è assente si........far capire ai ragazzi che non bisogna comportarsi in quel modo verso una persona...al di là delle sue scelte
prima di tutto è una persona la cui dignità deve essere rispettata!!!
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elfo





Registrato: 05/03/07 11:40
Messaggi: 1399

MessaggioInviato: Mercoledì 12 Marzo 2008, 09:21    Oggetto: Rispondi citando

lorenzzz ha scritto:
ciao...io non parlerei con il ragazzo perchè non bisogna far pesare su di lui questa situazione. parlare invece con il reparto quando il diretto interessato è assente si........


Mi pare controproducente. Per di più se poi "il diretto interessato" venisse a conoscenza di questa riunione dove si è parlato di lui senza di lui, sembrerebbe che si è parlato alle sue spalle, e si sentirà ancora più offeso ed emarginato.

lorenzzz ha scritto:

far capire ai ragazzi che non bisogna comportarsi in quel modo verso una persona...al di là delle sue scelte


Temo che non si tratti di una scelta.


L'ultima modifica di elfo il Mercoledì 12 Marzo 2008, 21:23, modificato 1 volta
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rinoceronte caparbio
Moderatore


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MessaggioInviato: Mercoledì 12 Marzo 2008, 14:26    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
parlare invece con il reparto quando il diretto interessato è assente si.

bell'esempio di correzione fraterna e di sparlare alle spalle...
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*alice



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Registrato: 18/02/08 22:52
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Residenza: Mestre

MessaggioInviato: Mercoledì 12 Marzo 2008, 17:59    Oggetto: Rispondi citando

rinoceronte caparbio ha scritto:
Citazione:
parlare invece con il reparto quando il diretto interessato è assente si.

bell'esempio di correzione fraterna...

sono d'accordo anch'io...può essere controproducente, forse alimentando anche ulteriori prese in giro...
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tuitt



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MessaggioInviato: Giovedì 13 Marzo 2008, 08:01    Oggetto: Rispondi citando

Io dico di lasciare perdere le discussioni. Al limite occorre sgridare gli altri quando lo prendono in giro in modo evidente, ma solo "perchè lo prendono in giro", cosi come si è sempre preso in giro (almeno, una volta era così) chi è un po' piu grasso, chi è basso e rachitico, eccetera.

L'importante è insegnare l'educazione e il rispetto, ma solo perchè si tratta di uno scout come gli altri, e il fatto che sia (forse) gay è una caratteristica della persona, così come se fosse alto, basso, magro, grasso, strabico, con la testa grossa, eccetera.
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